Vaccini Covid: quali sono e quando arrivano

aggiornato al 23 novembre 2020

Mentre i governanti del Pianeta stavano ancora discutendo sull’opportunità o meno di istituire i rispettivi lockdown per l’emergenza Covid, nei laboratori di tutto il mondo gli scienziati erano già al lavoro per trovare un vaccino contro il Coronavirus. E ora si stanno vedendo i primi frutti del loro lavoro di ricerca, con gli annunci delle case farmaceutiche che accendono le speranze di poter prima o poi uscire dal tunnel. Ma quali sono i principali vaccini contro il Coronavirus in fase di sperimentazione, come funzionano e quando arriveranno in Italia e nel mondo per essere inoculati? Passiamo in rassegna quelli di cui si sta maggiormente parlando tra i 48 candidati vaccini presenti al 12 novembre 2020 nella lista online dell’Organizzazione mondiale della Sanità.

Vaccino Pfizer e BioNTech

Lo scorso 9 novembre l’annuncio della sua efficacia ha fatto impennare le Borse come le speranze di tutto il mondo. Sviluppato dalla casa farmaceutica Pfizer in collaborazione con l’azienda tedesca BionNTech, secondo i dati finali resi noti il 18 novembre questo vaccino è risultato efficace nel 95% dei casi dopo essere stato testato in fase 3 su 44 mila persone (metà delle quali ha ricevuto due dosi di vaccino, mentre l’altra metà solo un placebo). Sulla base di questi risultati, Pfizer dovrebbe quindi ottenere entro fine novembre-inizio dicembre l’autorizzazione a produrre e distribuire il vaccino da parte dell’Fda (Food and drug administration), il massimo ente americano di controllo dei farmaci.

Come funziona. Il vaccino si basa sulla somministrazione dell’Rna messaggero (mRna) della proteina Spike, che si è visto poter essere riconosciuta dal nostro sistema immunitario ed è il rostro con cui il Coronavirus aggancia le cellule dell’organismo per infettarle e replicarsi. Semplificando al massimo, con il vaccino viene quindi inoculato l’mRna che induce le cellule a produrre solo la proteina Spike (S), con una conseguente reazione del sistema di difesa che inizia a produrre gli anticorpi (linfociti B e linfociti T) per aggredirla e rende così l’organismo immune nel tempo al Covid-19. Occorrono due dosi, da somministrare a distanza di tre settimane, per vaccinare una persona.

Quando arriva. Secondo indiscrezioni dei media britannici, il vaccino Pfizer dovrebbe essere approvato entro fine novembre dalle autorità competenti e iniziare a essere distribuito dall’1 dicembre in Gran Bretagna, che ne ha già ordinate 40 milioni di dosi, 10 milioni delle quali dovrebbero essere disponibili entro la fine dell’anno. Negli Stati Uniti, invece, è previsto per l’11 dicembre l’inizio della somministrazione del vaccino, la cui distribuzione richiede tra l’altro una sorta di catena del freddo, dal momento che va conservato a -80°C. Pfizer prevede di produrre e diffondere nei vari Paesi del mondo 50 milioni di dosi di vaccino da qui a fine 2020 e 1,3 miliardi nel 2021: di queste ultime, 300 milioni sono destinate all’Europa e almeno 27,7 milioni all’Italia, consentendo così la vaccinazione di poco meno di 14 milioni di persone (serve infatti una doppia inoculazione).

Vaccino Moderna

L’annuncio della sua efficacia è arrivato il 16 novembre, a una settimana esatta da quello di Pfizer. Secondo quanto dichiarato dall’azienda statunitense di biotecnologie Moderna, questo vaccino può vantare in fase di sperimentazione un’efficacia contro il Coronavirus di ben il 94,5% dopo essere stato inoculato a 30.000 soggetti (metà dei quali ha ricevuto due dosi di vaccino, mentre l’altra metà ha assunto un placebo).

Come funziona. Anche questo vaccino si basa sulla somministrazione dell’mRna, con un meccanismo assai simile, se non uguale, a quello del vaccino di Pfizer-BionNTech.

Quando arriva. Anche Moderna chiederà nelle prossime settimane un’approvazione con procedura di emergenza all’Fda, con l’obiettivo di iniziare la produzione entro fine anno. Già prima di dare l’annuncio dell’efficacia del suo vaccino in fase 3, l’azienda americana aveva annunciato la possibilità di distribuire 20 milioni di dosi entro la fine del 2020 e 1 miliardo nel 2020 (necessarie a vaccinare 500 milioni di persone). Al momento, non ci sono però ancora stime per l’Europa e l’Italia.

Vaccino Oxford – Irbm – AstraZeneca

In fase 3 della sperimentazione clinica si trova anche il vaccino al quale stanno lavorando da mesi i ricercatori dell’Università di Oxford in collaborazione con l’italiana Irbm di Potenza, per poi essere prodotto con il marchio AstraZeneca, azienda biofarmaceutica svedese-britannica.

Come funziona. Secondo i dati presentati il 23 novembre dall’azienda produttrice, in fase di sperimentazione 3 il vaccino ha dimostrato un’efficacia del 90% con la somministrazione di una prima 1/2 dose, seguita da un richiamo con 1 dose completa a un mese di distanza. L’efficacia media del vaccino (cioè considerando anche la somministrazione di 2 dose intere) è risultata al momento del 70%. In questo caso viene direttamente inoculata la proteina Spike, sintetizzata in modo da entrare nelle cellule senza rischi per la salute, iniziare a replicarsi e stimolare così il sistema immunitario a generare gli anticorpi che mettono l’organismo al sicuro dal Coronavirus. La fase sperimentale ha tra l’altro evidenziato un’alta efficacia di questo vaccino nel suscitare una risposta del sistema di difesa nella popolazione anziana.

Quando arriva. Secondo voci ufficiali della casa produttrice, il vaccino Oxford dovrebbe essere messo sul mercato da gennaio 2021, sicuramente al prezzo di costo di 2,8 euro a dose, che rimarrà tale finché l’Oms dichiarerà lo stato di pandemia. AstraZeneca ha già firmato contratti con Governi di tutto il mondo e prevede la produzione il prossimo anno di 2 miliardi di dosi, 70 milioni delle quali sono state prenotate dall’Italia con consegna entro giugno 2021.

Vaccino Novavax

La scorsa estate, dopo i test sulle scimmie e le prime inoculazioni nell’uomo, era il vaccino che suscitava i maggiori entusiasmi negli Stati Uniti per l’alta produzione di anticorpi che riusciva a indurre. Poi però la società americana specialista in vaccini ha perso terreno rispetto ai concorrenti: in Inghilterra ha appena iniziato la fase 3 su 5.500 soggetti e a fine novembre dovrebbe fare lo stesso negli Stati Uniti e in Messico.

Come funziona. Come per il vaccino di AstraZeneca, anche in questo caso viene direttamente inoculata la proteina Spike per stimolare la risposta del sistema immunitario. Secondo gli studi pubblicati, l’alta produzione di anticorpi è poi dovuta al fatto che il vaccino di Novavax combina alle proteine nanoparticelle ricombinanti che hanno proprio la finalità di stimolare al massimo il sistema di difesa alla produzione di linfociti T.

Quando arriva. Secondo informazioni fornite dalla stessa azienda, bisognerà attendere il primo trimestre 2021 per avere risultati definitivi sulla sperimentazione. Difficile quindi ipotizzare un avvento sul mercato prima della tarda primavera.

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Vaccino Sanofi-Gsk (GlaxoSmithCline)

La multinazionale a capitale francese Sanofi e la britannica Gsk corrono in tandem per arrivare alla produzione di un vaccino, del quale è stata da poco avviata la sperimentazione in fase 3.

Come funziona. Questo vaccino si basa su una tecnologia del Dna ricombinante sviluppata da Sanofi per modificare e quindi inoculare senza rischi la proteina Spike, così da stimolare la produzione di anticorpi nei confronti del Coronavirus. Il contributo di Gsk è invece mirato a ridurre la quantità di proteine necessarie per realizzare il vaccino, così da riuscire a produrne un maggior numero di dosi a parità di tempo.

Quando arriva. Il binomio Sanofi-Gsk punta ad annunciare positivi risultati sul vaccino entro la fine dell’anno, per poi chiedere le necessarie autorizzazioni all’Unione Europea e iniziare la distribuzione a cavallo di maggio- giugno 2021, per un totale secondo le prime indiscrezioni di 1 miliardo di dosi, 300 milioni delle quali saranno prodotte in Italia nello stabilimento Sanofi di Anagni, in provincia di Frosinone (ma, ovviamente, non tutte per il nostro Paese).

Vaccino Johnson & Johnson

Fermata la sperimentazione a metà ottobre del suo vaccino Janssen per la morte di un soggetto sottoposto alla sperimentazione (senza però che venisse poi stabilita alcuna correlazione tra il decesso e la somministrazione), la multinazionale farmaceutica Johnson & Johnson sta per ripartire con la fase 2a in Europa, dopo aver già riavviato quella in fase 3 negli Usa, in alcuni Paesi dell’America Latina e in Sudafrica.

Come funziona. Come meccanismo d’azione il vaccino Janssen è assai simile a quello Oxford. La differenza sta nel fatto che qui è prevista la somministrazione di una sola dose.

Quando arriva. Lo stop in Europa ha ovviamente rallentato l’iter e anche reso assai prudente Johnson & Johnson, che comunque punta a sua volta a entrare in produzione entro il 2021.

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Vaccino Sinovac

Secondo quanto pubblicato dall’autorevole rivista The Lancet Infectious Diseases, il vaccino prodotto dalla cinese Sinovac è da considerarsi sicuro e con un’azione che indice un’alta risposta da parte del sistema immunitario. I dati si riferiscono alla fase 1 e 2 di sperimentazione, che ha visto coinvolti in Cina 774 volontari tra i 18 e i 59 anni d’età. La fase 3 di sperimentazione del CoronaVac (questo il nome del vaccino di orgine orientale) è ora in fase di svolgimento in Brasile in collaborazione con l’Instituto Butantan di San Paolo.

Come funziona. Questo vaccino si basa sull’incoculazione del virus Sars-CoV2 inattivato, così da indurre senza rischi la produzione di anticorpi da parte dell’organismo e la conseguente immunità.

Quando arriva. Se la fase 3 confermerà i risultati della sperimentazione precedente, il vaccino potrebbe risultare disponibile entro il primo semestre del 2021, presumibilmente per il mercato orientale e sudamericano.

Sputnik V

Un record il vaccino di produzione russa l’ha già stabilito: lo scorso 11 agosto è stato infatti il primo a essere registrato a livello mondiale. Ad accreditarlo di un tasso di efficacia del 92% sono il National Research Center for Epidemiology and Microbiology “Gamaleya Center” di Mosca e il Russian Direct Investment Fund dopo una sperimentazione in fase 3 su 40 mila volontari. Lo scorso settembre, secondo quanto dichiarato dalle autorità mediche russe, il vaccino Sputnik V è stato anche somministrato fuori dagli studi clinici a volontari operanti negli ospedali delle “zone rosse” del Paese, dimostrando un’efficacia superiore al 90%. La comunità scientifica internazionale attende però la pubblicazione di dati ufficiali, come peraltro promesso in un recente passato dai ricercatori del “Gamaleya Center”.

Come funziona. Come spiegato nel sito multilingue del vaccino Sputnik V, viene inoculato un vettore virale (cioè un virus geneticamente modificato per essere innocuo e non replicarsi) così da far sintetizzare all’organismo la proteina S e stimolare la produzione di anticorpi che rendono poi immune l’organismo al Coronavirus. C’è però una particolarità, sempre a quanto si legge sul sito: dopo 21 giorni viene somministrato come vaccino il vettore virale di un “adenovirus sconosciuto all’organismo” per dare ulteriore impulso al sistema immunitario.

Quando arriva. Secondo quanto dichiarato il 18 novembre dal Governo russo, 653.000 dosi di vaccino saranno messe a disposizione della popolazione russa entro la fine dello stesso mese di novembre 2020 e altri 2,2 milioni di dosi saranno prodotte entro la fine dell’anno, per un totale di 2,8 mlioni di dosi. Il 16 novembre il Venezuela ha annunciato di aver siglato un contratto con la Russia per ricevere 10 milioni di dosi tra il gennaio e l’aprile 2021. Non è al momento prevista una distribuzione del vaccino Sputnik V all’interno dell’Unione Europea.

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Credits: foto di Miguel Á. Padriñán da Pexels.

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