Purificatori d’aria: funzionano per Covid e altri virus?

La pandemia da Coronavirus ha portato anche a un aumento di interesse nei confronti dei purificatori e sanificatori d’aria per gli ambienti indoor. Con una domanda su tutte: ma funzionano davvero anche contro il Covid e gli altri virus? Un solo quesito che implica però diverse risposte per altrettanti chiarimenti sull’effettiva utilità ed efficacia di questi apparecchi per prevenire le infezioni. “Anche perché durante la pandemia è comparsa sul mercato una grande varietà di prodotti che speculano sull’emergenza, promettendo un’azione contro batteri e virus che in realtà non possono avere”, avverte il professor Alessandro Miani, presidente della Società italiana di medicina ambientale (Sima). “Da alcune verifiche da noi fatte con la Nasa, è addirittura emerso che alcuni produttori millantano collaborazioni con l’ente spaziale americano per alcuni sistemi di purificazione dell’aria”. Per poter orientarsi consapevolmente tra le diverse soluzioni, occorre però prima approfondire alcuni aspetti di base.

I purificatori d’aria servono per la qualità dell’aria al chiuso?

Questa è in realtà la prima domanda che bisogna farsi. E la risposta è inequivocabilmente affermativa, al di là del Covid-19: “I dati epidemiologici ci dicono che ogni anno in Italia ci sono 76.200 decessi attribuibili alla scarsa qualità dell’aria atmosferica. A questo bisogna aggiungere che passiamo circa il 90% del nostro tempo al chiuso (includendo anche le ore trascorse in auto o sui mezzi pubblici) e che l’aria indoor è mediamente 5 volte più inquinata di quella esterna”, spiega il professor Miani. “Cercare di ridurre gli inquinanti nelle stanze della propria abitazione, così come negli ambienti pubblici, è quindi un’importante opera di prevenzione sanitaria”.

Non solo virus: la lunga lista dei nemici in casa

I numerosi contaminanti dispersi nell’aria indoor possono essere di origine chimica, fisica e biologica. Nel primo gruppo vanno segnalati i cosiddetti Cov (composti organici volatili, provenienti da tanti prodotti di uso domestico e materiali, ma non solo), i gas (a partire dal radon, un elemento radioattivo che può concentrarsi proprio negli ambienti chiusi) e gli ftalati, presenti in diversi oggetti domestici e trattenuti dalle polveri, che sono invece i principali inquinanti di natura fisica. La lista di quelli di origine biologica include infine allergeni, spore, funghi e gli ancora più temuti batteri e virus. “Al momento della scelta di un apparecchio, bisogna allora considerare quali e quanti nemici domestici riesce a neutralizzare quel dato dispositivo”, commenta il presidente della Sima. Con la sua consulenza, vediamo di capire quali funzionano davvero, non solo contro il Coronavirus.

Purificatori e sanificatori d’aria: servono davvero?

Basta inserire “purificatori d’aria” o “sanificatori d’aria” nella schermata di google per veder comparire sullo schermo un’infinità di modelli diversi: i primi si limitano a filtrare l’aria, trattenendo gli inquinanti, per poi rimetterla nell’ambiente indoor; i secondi, con processi diversi, hanno appunto anche la funzione di sanificarla prima di rimetterla in circolo. “L’azione di questi dispositivi deve però essere validata scientificamente da un ente terzo, meglio ancora se pubblico e di livello internazionale, altrimenti si tratta di semplici promesse che in molti casi è altamente probabile vengono disattese, ancora di più se ci troviamo davanti ad apparecchi acquistabili a costi contenuti o di poche centinaia di euro”, commenta il professor Miani. “Per i purificatori, non è poi solo consigliabile che sia montato un filtro Hepa, ma anche che sia almeno di potere filtrante 13”.

Allarme ozono

Da parte degli esperti di medicina ambientale, invece, pollice verso per ionizzatori e ozonizzatori: “Come Sima raccomandiamo di lasciar perdere questi apparecchi”, prosegue il professor Miani. “Anche se la legislazione consente di proporli sul mercato, da un punto di vista scientifico sono a rischio, perché l’ozono (prodotto dagli ioni o emesso direttamente nell’ambiente indoor) è un gas tossico per il nostro organismo, specie per bambini e anziani. Non a caso nell’ambito della sanificazione è usato solo da personale qualificato e con tutta una serie di precauzioni, inclusa quella che non ci siano persone negli ambienti in cui vengono eseguiti i trattamenti”.

Quali dispositivi funzionano contro i virus?

Se poi l’obiettivo è quello di mettere in casa uno strumento che aiuti a proteggersi dai virus, a partire ovviamente dal Coronavirus, il cerchio si restringe ulteriormente. “I virus hanno una grandezza di 0,1 micron”, spiega il professor Miani, “e la stragrande maggioranza dei filtri arriva invece a catturare particelle di 0,2-0,3 micron. Per quanto ci risulta come Sima, inoltre, a oggi solo un filtro può vantare una validazione scientifica contro il Sars-Cov2: si chiama KtV ed è stato realizzato dalla NanoHub, una startup italiana”.

A validare l’azione anti-Coronavirus di questo filtro, montato su sanificatori prodotti dalla stessa azienda, è stata l’Unità di Patogenesi Virale e Biosicurezza dell’Ospedale San Raffaele di Milano, rilevando che il dispositivo è in grado di disattivare la carica infettiva del virus al 100% dopo 30 minuti. “Per essere precisi, il KtV non è stato testato su aerosol ma su liquido, cioè facendo passare in un filtro miniaturizzato il liquido contaminato con Sars-Cov2, verificando poi la presenza o meno di quest’ultimo a valle”, precisa il professor Miani. “Ma la serietà dei test eseguiti non lascia dubbi sulla sua reale efficacia. Così come va sottolineata la validità dei sistemi di filtrazione ad acqua, elemento che trattiene tutto ciò che vi entra, o quasi; sono anche apparecchi di facile manutenzione, perché va solo cambiato regolarmente il liquido”.

Vmc: la soluzione anti-Covid più efficace

La Vmc (Ventilazione meccanica controllata) si basa sulla collocazione nelle varie stanze (o anche solo in quelle più a rischio, come per esempio la cucina o la cameretta dei bambini) di un apparecchio assai simile a un condizionatore split per assicurare un costante ricambio d’aria. “Tra questi apparecchi, i migliori sono quelli che presentano un filtro per depurare l’aria esterna prima di immetterla nell’ambiente indoor, mentre contestualmente espellono quella viziata presente nella stanza”, spiega il professor Miani. “La Vmc è in assoluto la soluzione più efficace, capace di indurre una riduzione importante di tutti gli inquinanti e gli agenti a rischio presenti nell’ambiente domestico, inclusi i virus come quello causa del Covid”.

Va poi sottolineata la validità di questo sistema negli ambienti pubblici: “Uno studio condotto proprio dalla Sima in collaborazione con l’Ospedale Bambin Gesù di Roma ha verificato che a una certa potenza di ventilazione la Vmc riduce del 99,6% il rischio di infettarsi in ambienti indoor con i droplet, le ormai tristemente note ‘goccioline’ che rimangono sospese in aria e favoriscono la trasmissione dei virus da un organismo all’altro”, aggiunge Miani. Per queste caratteristiche, la Vmc può essere utile anche in ambienti sportivi pubblici quali palestre, piscine e spogliatoi, sempre con la raccomandazione di accertarsi dell’effettiva validità dell’apparecchio proposto. Partendo anche dal prezzo: i modelli affidabili si aggirano intorno ai mille euro, ai quali vanno aggiunti i costi di installazione, che prevede comunque solo un paio di fori nella parete (nessun motore esterno richiesto).

Credits foto: NanoHub, modello Levante con filtro KtV.

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