I Giochi Asiatici Invernali 2029 si terranno nel deserto dell’Arabia Saudita

I Giochi Asiatici Invernali 2029 si terranno nel deserto dell'Arabia Saudita

Un portavoce del Regno dell’Arabia Saudita ha dichiarato martedì che i Giochi Asiatici Invernali 2029 si terranno in una località montana all’interno del progetto Neom, in pieno deserto. Al momento non esistono né la città futuristica di Neom né tantomeno la località di Trojena, dove si terranno le gare degli sport sulla neve e che pare destinata a diventare una destinazione permanente per il turismo e lo sport sulla neve.

I Giochi Asiatici Invernali 2029 si terranno nel deserto dell’Arabia Saudita

Neom, la megalopoli di grattacieli a specchio lunga 100 chilometri, è il progetto più ambizioso del principe ereditario Mohammed bin Salman nell’ambito del piano di sviluppo Vision 2030 del regno, nelle intenzioni volto a ridurre la dipendenza dal petrolio e a trasformare l’economia, anche attraverso lo sviluppo dello sport. Uno sviluppo high-tech di 26.500 kmq tra il deserto e il Mar Rosso, che comprenderà la città a zero emissioni di carbonio “The Line” e aree industriali e logistiche oltre alla località Trojena che, stando al sito Web del progetto, dovrebbe essere completata entro il 2026 e offrire sci all’aperto, un lago d’acqua dolce artificiale e una riserva naturale. Il tutto per un valore complessivo di 500 miliardi di dollari.

I Giochi Asiatici Invernali 2029 si terranno nel deserto dell'Arabia Saudita

Con il sostegno illimitato della leadership saudita e del principe ereditario HRH al settore dello sport, siamo orgogliosi di annunciare che abbiamo vinto la candidatura per ospitare AWG TROJENA2029 come primo Paese dell’Asia occidentale“, ha dichiarato su Twitter il ministro dello sport saudita, il principe Abdulaziz bin Turki al-Faisal.

Nadhmi al-Nasr, amministratore delegato di Neom, ha dichiarato: “Trojena avrà un’infrastruttura adatta a creare l’atmosfera invernale nel cuore del deserto, per rendere questi Giochi invernali un evento globale senza precedenti“.

Tutto questo avviene dopo che già i giochi olimpici invernali di Pechino avevano dovuto fronteggiare la carenza di neve (a Zhangjiakou e Yanqing, le medie annuali sono di 20 e 5 cm e non nevica più da tempo), “sparata” artificialmente sulle piste e gli altri terreni di competizione con enorme dispendio di risorse naturali (223 milioni di litri d’acqua) ed economiche pur di non far fallire l’evento.
Dopo che uno studio pubblicato su Current Issues in Tourism (Climate change and the future of the Olympic Winter Games: athlete and coach perspectives) circa i cambiamenti climatici ha sottolineato come di tutte le precedenti sedi di olimpiadi invernali tra pochi anni si potrà sciare solo a Sapporo e forse Lillenhammer in Norvegia e Lake Placid negli USA. E dopo una serie di stagioni estive e invernali nell’emisfero nord del pianeta caratterizzate da scarsissime precipitazioni, temperature elevatissime e fuori norma, arretramento repentino delle linee dei ghiacciai, siccità e altri segnali inequivocabili dell’innalzamento delle temperature sul Pianeta e delle loro disastrose conseguenze.
Il tutto tenendo conto del fatto che riconoscendo sia l’impatto climatico sullo sport quanto la responsabilità dei movimenti sportivi sul clima, le Nazioni Unite in collaborazione con oltre 300 organizzazioni sportive (tra cui CIO, FIFA, Formula 1) già nel 2018 ha lanciato lo Sports for Climate Action Framework (UNFCCC).

Leggi anche: Pechino 2022, le prime olimpiadi della neve finta

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