Quanto avocado puoi mangiare per stare bene e non danneggiare l’ambiente?

Perché mangiare avocado fa bene a te ma non all'ambiente

Mangiare avocado è sempre più di moda. Dal 2020 il consumo di avocado nelle famiglie italiane è aumentato in volume da 400 g a oltre 2,5 kg, e nel corso degli ultimi 5 anni i volumi di avocado che le famiglie portano nelle proprie case sono più che triplicati. Questa crescita sbalorditiva ha molte motivazioni, comprese quelle dei molti benefici e poche controindicazioni del suo consumo.
Intanto: quanto avocado mangiare? E poi, se fa bene alla salute, possiamo dire che fa bene anche all’ambiente?

Quanto avocado mangiare: i benefici per la salute

Dal punto di vista nutrizionale l’avocado merita tutta la fama di cui gode: ha un elevato contenuto di vitamina C, E, K e gran parte del complesso B, alte percentuali di potassio, insieme a varie sostanze antibatteriche e antiossidanti tra cui i flavonoidi e i carotenoidi, come luteina e zeaxantina. Inoltre è un frutto ricco di fibra alimentare e di acidi grassi monoinsaturi Omega 9, gli stessi presenti anche nell’olio extra-vergine d’oliva. L’unico aspetto a cui dobbiamo prestare attenzione è l’introito calorico: si aggira intorno alle 160 Kcal per 100 g di parte edibile, decisamente più alto rispetto alla media prevista per la frutta.

Pur non essendo quindi propriamente un alimento “dietetico”, viste le calorie per 100 grammi di prodotto, rimane un frutto totalmente privo di colesterolo e trigliceridi, con un indice glicemico veramente basso, e alta concentrazione di fibre alimentari che regolarizzano il transito intestinale e hanno un elevato potere saziante.

La concentrazione di vitamine con funzione anti-aging e antinfiammatoria, le buone quantità di potassio indispensabile per il corretto equilibrio idro-salino e l’elevato potere saziante ne fanno insomma un alimento sempre più scelto non solo per il suo gusto e per la versatilità nelle preparazioni etniche, ma anche se non soprattutto per i suoi benefici effetti sulla salute.

Ma mangiare avocado è sostenibile?

L’avocado è un alimento diffusissimo da secoli nell’alimentazione delle popolazioni equatoriali, e ancora adesso delle circa 8.1 milioni di tonnellate prodotte (dato 2020 – fonte FAO), tra le prime 10 nazioni produttrici troviamo Messico, Colombia, Repubblica Dominicana, Peru, Indonesia, Kenya, Brasile, Etiopia, Haiti e Stati Uniti (con il 2,3% della produzione). Ma il boom del suo consumo in aree geografiche del mondo dove non è (ancora) coltivato è sostenibile? E sarebbe sostenibile anche con produzioni “a km 0”?

Perché mangiare avocado fa bene a te ma non all'ambiente

Ci sono almeno 3 aspetti da considerare per dire se, e in che misura, mangiare avocado sia sostenibile dal punto di vista dell’ambiente; il consumo di acqua per la sua produzione; le emissioni di CO2 – l’impronta di carbonio per usare un’unità di misura riconosciuta – per il suo trasporto; la biodiversità nelle zone di produzione.

 

> Iscriviti alla nostra newsletter compilando il form qui sotto!
Spoiler: ne mandiamo poche, ma buone!

 

Quanta acqua ci vuole per produrre un avocado

In linea generale la produzione di avocado richiede molta acqua, ma se considera che la sua produzione avviene soprattutto in regioni aride questo significa che ne può servire anche troppa per poterla considerare sostenibile.

Secondo i dati di Water Footprint Network e OMS in media sono necessari circa 283 litri di acqua fresca di falda o di superficie applicata tramite irrigazione per produrre un chilogrammo di avocado. Ciò significa che per la coltivazione di un singolo avocado sono necessari circa 70 litri di acqua. Per fare dei paragoni: per produrre un chilogrammo di arance sono necessari in media 110 litri di acqua dolce, quindi ogni arancia ne richiede circa 22 litri; per produrre un chilogrammo di pomodori occorrono 63 chilogrammi di acqua, il che significa che ne sono necessari 5 litri ogni pomodoro.

Carbon Footprint e monocolture

L’altro aspetto del dibattito sulla sostenibilità ambientale del consumo di avocado riguarda l’impronta di carbonio e il ruolo delle monocolture.

Normalmente nel dibattito (aspro) tra vegani / vegetariani e carnivori / onnivori compare l’argomento trasporto da una parte all’altra del mondo di frutta e verdura. Cioè, quale carbon footprint c’è dietro al fatto che per il nostro avocado toast quel frutto ha viaggiato dal Cile, dall’Etiopia o dall’Indonesia? È vero che anche quando viaggiano per decine di migliaia di km gli avocado hanno una quantità di emissioni di CO2 inferiore a quella della carne utilizzata per un hamburger. Secondo Our World in Data infatti l’impronta degli alimenti è costituita principalmente dall’uso del suolo e dai processi che avvengono nelle aziende agricole, come l’applicazione di fertilizzanti; il trasporto rappresenta invece meno del 10% dell’impronta alimentare per la maggior parte degli alimenti. Se si considera l’impronta delle diete in Europa, il trasporto degli alimenti è responsabile solo del 6% delle emissioni, mentre i prodotti lattiero-caseari, la carne e le uova ne rappresentano l’83%.

Perché mangiare avocado fa bene a te ma non all'ambiente

Poi però bisogna anche considerare le conseguenze della domanda globale di certi prodotti alimentare sui luoghi di coltivazione. Per esempio, dal punto di vista del PIL, in Messico le esportazioni di avocado fruttano più del petrolio: questo può comportare il rischio del ricorso estremo alle monocolture, con impatto negativo sulla biodiversità e sull’accesso ai beni alimentari delle popolazioni locali. Inoltre, con l’aumento della domanda c’è anche un aumento del prezzo del bene alimentare che innesca una dinamica che acuisce l’insicurezza alimentare.

Questo significa che dobbiamo smettere di mangiare avocado o rinunciare alla nostra guacamole? Ciascuno deve fare i conti con la propria sensibilità a questi temi, ma di sicuro c’è che se mangiare avocado può far bene alla propria salute non necessariamente fa bene all’ambiente e alle popolazioni che vivono nelle aree di coltivazione.

LEGGI ANCHE: Avocado e corsa: 5 motivi per inserirlo nella dieta

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Pubblicità

Potrebbe interessarti anche...