Noi i braccialetti fitness, o smart tracker che dir si voglia, li abbiamo provati quasi tutti, e benché nella stragrande maggioranza dei casi abbiano sempre fatto egregiamente ciò che promettevano, ovvero contare i passi e misurare l’attività fisica quotidiana, una cosa ci è balzata all’occhio testandone due o più in contemporanea: i risultati, in numero di passi e distanze percorse oltre che in calorie consumate, erano spesso diversi. Anche molto diversi al punto da farci venire il dubbio che non fosse il caso di fidarsi troppo di quei risultati.
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Ora, secondo uno studio della Lancaster University (Inghilterra) pubblicato sulla rivista scientifica Plos ci potrebbero essere variazioni anche del 25% tra un modello e l’altro: noi non abbiamo riscontrato differenze così ampie, ma se anche così fosse è plausibile, e il motivo si scopre capendo come funzionano i braccialetti fitness, a cominciare dalla presenza dell’accelerometro, dell’eventuale Gps e infine da come funziona il cardiofrequenzimetro da polso. Andiamo per ordine.
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Cos’è l’accelerometro e come funziona
L’accelerometro è il meccanismo alla base di ogni activity tracker o contapassi: è un dispositivo elettromeccanico inventato da un italiano (l’ingegner Bruno Murari di STMicroelectronics), che si trova in un sacco di dispositivi elettronici (gli smartphone e i tablet, per esempio) e che consiste sostanzialmente in una massa all’interno di uno spazio. Per dirla in termini più semplici: una pallina all’interno di una sfera. Quando il braccialetto contapassi è al polso e si sta camminando, la pallina si muove all’interno della sfera assecondando le oscillazioni del braccio: a questo punto interviene un software che stima i movimenti della massa e induce il numero di passi eseguiti, cercando di eliminare i falsi movimento (alziamo il braccio per aprire l’ombrello) e armonizzando la lunghezza dei passi in base ai parametri di altezza, peso ed età che abbiamo impostato alla prima accensione del dispositivo.
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Trattandosi di un dispositivo in cui un software cerca di stimare il numero di passi e la distanza percorsa dal movimento di una piccola massa è inevitabile che la misura non sia accurata alla perfezione: intanto perché di accelerometri ce ne sono a 1, 2 o 3 assi (più sono gli assi e più è preciso e più costa), poi perché i passi possono essere diversi tra loro (un conto è passeggiare, un altro correre, un altro inseguire il proprio figlio in casa) e infine perché il software può essere più o meno sofisticato (e quelli più evoluti costano ovviamente di più).
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Perché è importante il Gps
A scansare gli equivoci può intervenire il Gps, che si trova all’interno di alcuni modelli di smart tracker e che ovviamente fa lievitare il prezzo: il Gps è infatti un dispositivo di localizzazione satellitare di derivazione militare che, per usi civili funziona con un’approssimazione di più o meno 5 metri, come può sperimentare chiunque utilizzi un navigatore per auto. Fatta la tara ai 5 metri di tolleranza, il Gps può armonizzare i propri dati con quelli del contapassi elettromeccanico e a quel punto restituire una misura corretta e veritiera. Tra un contapassi senza Gps e uno con Gps sarà ovviamente sempre più affidabile quello con Gps (e ragionevolmente costerà sempre di più).
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E il cardiofrequenzimetro da polso è preciso?
No, la risposta è che un cardiofrequenzimetro da polso non è accurato come una fascia cardio toracica (e nessuno dei due sarà mai attendibile come un elettrocardiogramma effettuato con un macchinario medico). Il cardiofrequenzimetro da polso, così come quello che si trova in alcuni auricolari (per esempio le cuffie Jabra) funziona con una luce a Led pulsante che misura il battito cardiaco attraverso la variazione di pressione sanguigna nelle vene del polso.
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Per quanto possa essere utile per farsi un’idea indicativa della frequenza cardiaca durante un’attività sportiva, tuttavia ci sono alcuni fattori che possono inficiare la misurazione: intanto la luce che può filtrare tra il braccialetto e la pelle, disturbando il segnale della luce a Led; poi ci sono persone le cui vene sono più visibili e altre le cui vene sono difficilmente individuabili; infine anche i peli, la pigmentazione cutanea o la presenza di tatuaggi possono inficiare la corretta misurazione del battito cardiaco al polso. Ecco perché due cardiofrequenzimetri posizionati sul polso destro e su quello sinistro possono dare risultati diversi tra loro, ed ecco perché sicuramente daranno risultati diversi rispetto a quelli di una fascia cardio toracica.
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Credits photo: FitBit
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