Le piante velenose per l’uomo in Italia (che devi imparare a riconoscere)

Lattuga velenosa

L’ultima cosa a cui vorresti pensare è che durante una passeggiata o un pic-nic puoi entrare in contatto con delle piante velenose per l’uomo in Italia.
E invece anche in Italia ci sono numerose piante erbacee velenose, anche potenzialmente letali, con cui non è improbabile entrare in contatto passeggiando in un bosco o sdraiandosi in un prato e che ti conviene imparare a riconoscere.

Le piante velenose per l’uomo in Italia (che devi imparare a riconoscere)

Si tratta di fiori, erbe e piante anche molto comuni, spesso difficili da distinguere da piante simili e del tutto innocue, e che possono dare vita a diverse reazioni che vanno dalle irritazioni della pelle a vere e proprie reazioni tossiche anche letali per uomini o animali se sfiorate o ingerite accidentalmente.

Dafne

Un piccolo arbusto molto comune nei boschi freschi tra i 500 e i 1800 metri di quota che rappresenta la pianta più irritante della nostra flora: tutte le sue parti contengono sostanze irritanti al loro contatto, con la formazione di bolle e vescicole che scompaiono nel giro di qualche settimana. Più pericolosi i suoi invitanti frutti rossi: una decina possono essere letali per un adulto, 2 o 3 per un bambino, anche perché non esiste antidoto.

Panace di Mantegazza

Il Pànace di Mantegazza o panace gigante (Heracleum mantegazzianum) è una pianta infestante spontanea oggi molto diffusa nelle zone prealpine delle regioni settentrionali. Introdotta come pianta ornamentale dal caucaso nell’Ottocento può crescere fino a 5 metri di altezza e il contatto con la sua linfa può provocare rash cutanei anche severi fino alle ustioni della pelle. Se la linfa entra in contatto con gli occhi può provocare danni fino alla cecità. Questo avviene perché i derivati furocumarinici che si trovano nelle foglie, nei fiori, nei semi, nel tronco e nella radice possono penetrare fino al nucleo delle cellule epiteliali e distruggerle.

Aconito napello

Un bel fiore blu violaceo che nasconde una delle piante più tossiche della flora italiana nonché tra le più pericolose piante velenose per l’uomo in Italia. Si può incontrare soprattutto nelle zone alpine. L’Aconito napello è tossico già per contatto, motivo per cui è bene resistere alla tentazione di toccarlo o addirittura coglierne i fiori, e nel caso di ingestione l’aconitina, il potente veleno che si trova al suo interno, può provocare reazioni che vanno da vomito e diarrea alla paralisi cardiaca. Basti pensare che nell’antichità i suoi fiori venivano utilizzati per avvelenare le punte di frecce e lance prima delle battaglie.

Bosso

Sì, anche il bosso comune (Buxus sempervirens), il sempreverde diffusissimo in tantissimi giardini o come siepe nelle aiuole pubbliche, è potenzialmente velenoso. Foglie e fusto contengono infatti un alcaloide, la bussina, dalle proprietà lassative e purgative. Nonostante l’usanza popolare di usarne la polvere per preparare infuso, la bussina è potenzialmente velenosa e può provocare vomito e dermatiti.

Stramonio comune

È una pianta talmente comune e diffusa che in Italia la si può trovare ai bordi delle strade come accanto a edifici abbandonati o ruderi di campagna. Eppure lo stramonio comune (Datura stramonium) è chiamata popolarmente anche “erba del diavolo” perché al suo interno contiene una potente concentrazione di alcaloidi, tra cui la scopolamina, potenzialmente velenosi. L’ingestione dei suoi semi può provocare nausea, crampi, allucinazioni e anche la morte.

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Tasso

Il tasso (Taxus baccata) è un albero dell’ordine delle conifere, molto usato come pianta ornamentale nelle siepi e diffuso soprattutto nelle zone montane anche del sud Italia e delle isole. Nasconde in realtà un’elevata velenosità tanto che gli esperti e i conoscitori la chiamano anche “albero della morte” perché al suo interno si trova la tassina, un alcaloide cardiotossico che può avere azione letale tanto sulle persone quanto sugli animali domestici.

Oleandro

Forse la più nota, se non l’unica davvero nota pianta tossica per l’uomo che si può trovare in Italia. Si trova un po’ lungo tutte le coste per fini ornamentali, contiene diversi alcaloidi tossici tra cui l’oleandrina che possono attaccare il sistema nervoso centrale e portare anche alla morte.

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Cicuta

Tutti più o meno conosciamo il detto “bere la cicuta” nel significato di darsi la morte, come fece Socrate che la ingerì come infuso. Non tutti invece sanno che la cicuta è una pianta spontanea molto diffusa nelle campagne italiane, in particolare nelle zone fresche o bagnate da rigagnoli e piccoli corsi d’acqua, e che è altamente tossica per la presenza di ben 5 alcaloidi che possono portare a un esito fatale. Per fortuna il suo odore sgradevole tende a tenere al largo le persone e dissuade dall’ingerirne i suoi frutti verdi.

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Colchico d’autunno

Diffuso nei pascoli di Alpi e Appennini, il Colchico autunnale è chiamato anche falso zafferano per la somiglianza con la pianta dai vistosi fiori rosa-violetto. Ed è proprio questo che la rende particolarmente pericolosa perché la colchicina contenuta in semi e bulbo è un alcaloide fortemente tossico che può dare vita a reazioni violente di vomito o diarrea sanguinolenta e in alcuni casi portare anche alla morte anche se ingerito in piccole dosi.

Atropa Belladonna

Questa pianta si trova facilmente nei boschi delle nostre montagne, dalle Alpi agli Appennini, e i suoi frutti rossi possono essere facilmente scambiati per mirtilli, anche per il loro sapore gradevole. In realtà sono altamente tossici per la presenza di atropina, un alcaloide che agisce sul sistema nervoso centrale e in caso di ingestione bisogna subito ricorrere a cure mediche perché potrebbero provocare convulsioni, delirio e anche morte.

Dulcamara

Tra le più comuni cause di avvelenamento tra i bambini per via dei suoi invitanti frutti rossi che possono essere scambiati per ribes commestibili. In realtà la Dulcamara non è tra le piante più velenose, ma si trova facilmente in boschi e luoghi freschi nonché nei campi coltivati. Gli effetti dell’ingestione sono dolori addominali, vomito e nei casi gravi difficoltà respiratoria.

Lattuga velenosa

Parente selvatico della più comune lattuga da insalata, che però contiene un lattice amaro ricco di lactucopicrina e lactucina che, se ingerite, possono provocare intossicazioni.

 

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