Management e palestre: la stanza dei matti

Management e palestre: la stanza dei matti

C’è attenzione spasmodica del fitness alle strategie KPI, ERP, CRM, SEO, per citare quelle che sovvengono per prime. Facendo a gara a chi ha più carte vincenti nel mazzo, sembra che la corsa vertiginosa verso questi acronimi rassicuri, e molto, il wellness management palestraro. Ipotizzando, ma neanche troppo visti i free-dowload dei sistemi gestionali e di controllo che ci piovono addosso ovunque, che tutti facciano l’identico percorso digital-autostradale, svolteranno tutti allo stesso casello. Il traguardo ideale, la meta dell’originalità del club fitness che ne rappresenta il differenziale competitivo, non s’intravede.

Management e palestre: la stanza dei matti

Perciò non si profilano all’orizzonte colpi di teatro. “No-difference” tra una fitness unity e un’altra: prezzo, uguale, prodotto uguale, pubblicità uguale, promozione uguale, pubblico uguale. Qualità prodotta uguale, qualità paragonata uguale, qualità percepita uguale e via così per citare polverosi ma puntualissimi abecedari di marketing che trattavano questi temi dalla notte dei tempi. Il nuovo che avanza sul fitness-spirit-content è anestetizzato, tramortito dai sistemi gestionali, dall’IT a manetta, cui segue a ruota l’ICT che ha asfaltato la pizzata generale o l’aperiwellness. Qualche elemento strategico sulla managerializzazione dei centri fitness ogni tanto cambia nome ma è per impressionare. Obiettivo: catturare il download sempre meno gratuito e sempre più caro e se non è zuppa manageriale è pan bagnato da direttore. Direttore sempre alle prese con le scadenze e mai sui territori della fantasia da conquistare, battaglie troppo dure da combattere.

Nella conduzione palestre, dalle più piccole alle più grandi, da decenni ormai abbiamo sotto mano eccellenti applicativi, meccanismi che illo tempore facevano già il loro onesto lavoro. Poi però i PC si spegnevano, ci si riuniva fitness manager, reception manager e qualche istruttore sveglio che potesse dare indicazioni dal campo e venivano shakerate le strategie commerciali e di marketing più contestuali al club, perfezionate con un buon caffè. A vista e a voce si sviluppavano le soluzioni finali attraverso il crossing dipartimentale affinché la palestra progredisse tatticamente sul campo per diversificarsi, poi, sul piano strategico, nei contenuti. E nei risultati.

Micro-punti wellness personalizzati

Negli anni, purtroppo, ma forse per qualcuno per fortuna visto che le idee, pare, impegnino a dismisura le menti e i budget manageriali, IT e ICT si sono arricchiti di meccanismi affascinanti e ludico-attrattivi e ora, a un passo dalla biometria a tappeto, nell’abbassarsi a raccogliere l’ago (fitness-membership verificata dalla reception manager urlante di gioia per aver scovato l’inghippo), il controller non s’accorge che dietro passa, quatta quatta, una mandria di piccoli elefanti: micro-punti wellness condotti da poche persone ma personalizzati, localizzati, di prossimità, che coprono i micro-target emergenti non catturabili da uno standard. E in modalità, a volte non a torto, “slow fitness”. Alle elementari ci è stato insegnato che a produrre ricavi sono i costi. Inutile arrovellarsi con meccanismi di controllo che spaccano lo zerovirgola se poi le idee e la messa a terra delle stesse terrorizzano perchè genererebbero costi non rientranti nelle caselle dell’applicativo. Ma torniamo all’head-line: “La Stanza dei Matti”.

Management e palestre: la stanza dei matti

Altro non è che l’ideas-lab dove ogni santo giorno qualcuno del team lascia un pitch-plan abbozzato a pennarello, prova una cosa stramba, testa una sequenza mai vista prima con se stesso e poi la ritesta con un allievo. Inventa, randomizza in H24. Cuoce al momento. Qui l’immaterialità delle idee e delle strategie si vivifica generando un organismo ibridato prodotto dall’incrocio di tutte le fitness-visions: da quella tecnica a quella commerciale e questo sia sotto la guida dell’allenatore, il fitness club manager, che senza di lui. Come una squadra che va in campo anche da sola, auto-inventando all’istante l’azione o la contro-azione. E dove il caffè per il proprietario della palestra se è piccola o per l’AD del fitness-network se la realtà è grande, sono la cruna dell’ago attraverso cui è obbligatorio passare per tornare ancora una volta ad essere diversi dagli altri.

LEGGI ANCHE: Fitness business: diversificare o sparire

Photo by Max Rahubovskiy / Mikhail Nilov

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Pubblicità

Potrebbe interessarti anche...

Nessun Tag per questo post