La storia di Simone Sabbioni, dalla malattia ai Mondiali di nuoto

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Simone Sabbioni, nuotatore primatista nazionale sui 100 metri dorso in vasca lunga e primatista nelle tre specialità del dorso in vasca corta, parteciperà ai 14esimi Campionati Mondiali in vasca corta. Ad Hangzoun, Cina, dall’11 al 16 dicembre 2018. La sua è una storia che che vale la pena raccontare.

Simone Sabbioni, dalla malattia ai Mondiali di nuoto

La sua presenza è ormai ufficiale: “Mi alleno mattina e pomeriggio tutti i giorni, sabato e domenica esclusi – spiega il nuotatore – Dal 14 ottobre al 3 novembre sarò a Livigno con la Nazionale, e lì sarà più semplice allenarsi. E, nel 2019, mi aspettano gli Italiani assoluti di aprile e i Mondiali di luglio”.

Ma non è andato tutto così liscio come potrebbe sembrare.

Simone Sabbioni, 22 anni il prossimo 3 ottobre, ha scoperto la sua condizione nel 2016. Per cinque mesi, prima della corretta diagnosi, ha sofferto di episodi diarreici tutti i giorni. Per cinque mesi non ha potuto programmare non solo i suoi impegni sportivi, ma neanche quelli scolastici e ludici.

“Nel 2016 dovetti rinunciare ai Mondiali di Budapest. Non riuscivo ad allenarmi, il fisico non rispondeva. E’ stata dura, il nuoto era tutto quello che avevo, ma ce l’ho fatta con sacrificio e supporto”, racconta Simone Sabbioni.

Ha dovuto rinunciare anche ai Mondiali. Eppure, nonostante la malattia, è riuscito a diventare, con sacrificio e dedizione, un campione internazionale. Nel suo palmares si contano già otto medaglie d’oro, nove d’argento, sette di bronzo, tra campionati italiani, europei e mondiali.

Sabbioni è testimonial della nuova campagna promossa da IG-IBD, Gruppo Italiano per le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali. Perché la sua testimonianza può essere da esempio per tutti.

 

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Che cos’è la colite ulcerosa

Sono 120mila gli italiani stimati che soffrono di colite ulcerosa cronica, una delle due patologie infiammatorie croniche dell’intestino caratterizzate nel loro decorso dall’alternarsi di fasi di riacutizzazione e di remissione con danno intestinale progressivo. Si tratta di patologie tipiche dell’età giovanile, perché, sebbene possano presentarsi a qualsiasi età, il picco di esordio è generalmente compreso nella fascia tra i 15 ed i 30 anni, con un incremento soprattutto negli adolescenti.

“Queste patologie sono caratterizzate da una condizione che spesso non permette di svolgere le normali attività quotidiane e da sintomi che si preferisce nascondere – dichiara Enrica Previtali, Presidente dell’Associazione Nazionale AMICI Onlus – per cui le persone che ne sono affette tendono a chiudersi in se stesse e ad isolarsi. Per questo motivo la testimonianza di chi ha saputo raggiungere obiettivi di successo, senza rinunciare ai propri sogni può essere un esempio positivo per tutti”.

 

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La testimonianza di Sabbioni

Simone ha scoperto di essere malato nel 2016, ma ha impiegato ben 5 mesi prima di avere una diagnosi corretta. “Per cinque mesi ho avuto, tutti i giorni, episodi diarroici – spiega il nuotatore – Poi, grazie al supporto di mio padre e dello specialista che mi ha seguito, ho scoperto finalmente la diagnosi. Quello per me è stato un momento di gran sollievo, perché aver scoperto quel che avevo mi permetteva, finalmente, di ricominciare a vivere. Per scoprire la terapia adeguata, che non fosse troppa invasiva, ho atteso un altro anno. Poi, a partire dal giugno del 2017, ho iniziato a conciliare sport e malattia”.

“Nel 2016 dovetti rinunciare ai Mondiali di Budapest – racconta Sabbioni – Non riuscivo ad allenarmi, il fisico non rispondeva. E’ stata dura, il nuoto era più o meno tutto quello che avevo, ma ce l’ho fatta. Oggi posso fare tutto quello che voglio, e la malattia non mi limita in nulla. Sicuramente devo prestare maggiore attenzione all’alimentazione, evitando latticini, cibi piccanti, salse e tanto altro. Basta prendere un farmaco mattina e sera, e una iniezione una volta al mese”.

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Uscire dalla malattia (e puntare alle Olimpiadi)

Simone ha le idee chiare, e un grande sogno da realizzare. “Sicuramente avere successo in campo sportivo. Soprattutto per me stesso. per dire, e per testimoniare, che ce l’ho fatta nonostante la malattia. E sì, sogno di partecipare alle Olimpiadi e di centrare una finale, nonché di avvicinarmi il più possibile al podio. Per me ci sono ancora due Olimpiadi in vista; spero di partecipare a entrambe e di dare il meglio”.

Infine, per chi sta vivendo la sua malattia, aggiunge: “Non fatevi né abbattere né spaventare, perché è dai momenti difficili che si diventa persone migliori, più mature. Si tratta soltanto di un inciampo, da cui occorre rialzarsi il prima possibile. Con la giusta preparazione si può affrontare tutto con tranquillità”.

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