Quando l’allegra carovana dello Swatch Freeride World Tour by The North Face arriva in città, provate a rimanere indifferenti, se ci riuscite. Il divertimento è garantito: sia a valle, fra musica, feste, atleti e tifosi che invadono le vie e fanno casino, sia in alta quota, dove i campioni estraggono dal cilindro le loro magie sulla neve.
Che una tappa del FWT sia qualcosa di imperdibile per chi ama questa disciplina unica, così vicina e così lontana dallo sci tradizionale, lo possiamo confermare per esperienza diretta: siamo stati ospiti di The North Face (sponsor e organizzatore principale dell’evento) per la prima tappa, dal 23 al 25 gennaio a Chamonix, sul versante francese del Monte Bianco. Una due giorni intensissima, ripartita fra le piste e gli eventi giù in paese, durante la quale abbiamo respirato l’atmosfera dell’evento, conosciuto gli atleti e ammirato le loro discese da brivido.
E anche sciato, appunto: per nostro piacere, perché le piste di Chamonix meritano anche quando di neve non ce n’è moltissima, come quest’anno, e non approfittarne sarebbe stato un peccato. Ma anche perché il modo migliore per vedere la gara è avvicinarsi il più possibile, e senza sci ai piedi non si può fare.
Così il 24 mattina, superata la cortina di nubi che dal basso lasciava presagire il peggio per ritrovarci invece immersi nel sole all’arrivo dell’ovovia, raggiungiamo un lungo costone che scende parallelo al percorso della gara e prendiamo posto in mezzo a una folla colorata e rumorosa (alcuni con tanto di campanacci da mucca e trombe da stadio). Dal cancelletto di partenza, in cima alla cresta sopra di noi, gli atleti scendono uno dopo l’altro alla ricerca della linea perfetta, quella che permette di trovare la fluidità e di impressionare spettatori e giuria con evoluzioni e passaggi in mezzo alle rocce.
Gli esperti ci descrivono la face come relativamente poco tecnica, adatta soprattutto a esaltare sciatori e snowboarder bravi nel freestyle piuttosto che quelli dotati di velocità e capacità di discesa superiori. E infatti tutti cercano il numero a effetto e si lanciano in salti all’indietro e voli che sembrano lunghi chilometri, con il pubblico che trattiene il fiato per poi esplodere in un boato all’atterraggio.
Certo, senza un foglio con l’ordine di partenza stampato è impossibile sapere chi sta scendendo, e senza binocolo si vede giusto un puntino lontano che solca la neve, ma nell’insieme lo spettacolo è coinvolgente. Sono atleti eccezionali, di caratura internazionale, che non risparmiamo un grammo di energia e di coraggio anche a costo di rischiare di cadere (e qualcuno in effetti si affossa – ma è un azzardo inevitabile quando si spinge al limite).
È difficile immaginare cosa provino negli attimi prima della partenza, con la tensione e l’adrenalina in corpo, mentre guardano dall’alto una parete molto più ripida di quanto sembri a noi quaggiù, cercando di visualizzare la linea che hanno elaborato il giorno prima nel sopralluogo e che hanno percorso e ripercorso mille volte nella mente. Perché poi al via non c’è più tempo di pensare, ti butti giù e in un minuto ti giochi tutto.
Assistiamo a run eccezionali e ad altre meno, ma il fascino del freeride e di questa gara sono evidenti anche ai profani. Per la cronaca, vincono fra gli uomini il francese Loïc Collomb-Patton nello sci, attuale detentore del titolo e autore di una prova strepitosa, e l’americano Sammy Luebke nello snowboard, per le donne l’austriaca Eva Walkner nello sci e l’americana Shannan Yates nello snowboard.
Chamonix è stato solo l’inizio: se volete vedere con i vostri occhi di cosa sono capaci questi ragazzi, le prossime tappe sono il 31 gennaio a Fieberbrunn Kitzbüheler (Austria), il 14 febbraio a Vallnord-Arcalis (Andorra), il 14 marzo in Alaska, il 28 marzo a Verbier (Svizzera).
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