Grand Tour del lago d’Orta, cinque giorni in cammino

01 La Croce di Egro

Il Grand Tour del lago d’Orta è tornato, un bellissimo cammino ad anello di 115 km da fare in 5 giorni attorno al lago piemontese.
Era una delle soste più romantiche del Grand Tour, il lungo viaggio che – tra Ottocento e Novecento – consentiva ai promettenti rampolli dell’aristocrazia europea di conoscere in prima persona le bellezze del mondo.
Innamorati delle sue coste, ne hanno parlato scrittori e poeti, nobili ed avventurieri: tra i suoi ospiti più illustri Stendhal ed Hemingway, Balzac e Nietzsche. Parliamo del lago d’Orta, il piccolo e placido lago piemontese incastonato tra le province di Novara e Verbano-Cusio-Ossola.
Guarda la gallery con le immagini del cammino.

Grand Tour del lago d’Orta, cinque giorni in cammino

I moderni viaggiatori possono oggi tornare ad apprezzare le meraviglie custodite tra acque e monti alla vecchia maniera, in cammino tra i colli e i boschi che circondano lo specchio d’acqua. Il Grand Tour del lago d’Orta – nome che rievoca lo spirito dei primi turisti – è un percorso ad anello di 115 chilometri che, nell’arco di cinque giorni, consente agli appassionati di trekking di compiere un giro completo attorno al lago, visitando borghi e città tra natura, storia e – naturalmente – delizie gastronomiche offerte dal territorio.

Grand Tour del lago d’Orta tappe

Suggestivi i nomi scelti per le cinque tappe, che possono essere percorse consecutivamente oppure in modo indipendente, in momenti diversi dell’anno. Si parte da Borgomanero, città ben collegata e facilmente raggiungibile, per arrivare – il primo giorno – al borgo di Miasino seguendo il corso del fiume Agogna: la tappa del Torrente conduce, tra modernità e verdi boschi, fino alle sponde del lago.
Seguono la tappa dei Castagni – fino a Ornavasso tra secolari castagni e piccole frazioni sorte ai piedi del Mottarone – e la tappa degli Artigiani, che attraversa l’industriosa lingua di terra tra lago d’Orta e lago Maggiore e che conduce alla graziosa Omegna, città natale di Gianni Rodari.

La tappa del Granito costeggia l’impervia sponda occidentale del lago, dove gli scoscesi dirupi delle Alpi Cusiane regalano viste indimenticabili sul lago. Da San maurizio d’Opaglio parte la quinta ed ultima tappa – la tappa delle Vigne – che attraversa Maggiora, città del vino, e torna infine di collina in collina fino a Borgomanero.
Sul sito grandtourlagodorta.it si trovano informazioni dettagliate su ogni tappa: mappe e suggerimenti su alloggi e accoglienza, oltre alla possibilità di percorrere il cammino accompagnati da una guida ufficiale.

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I cammini sulle orme di san Carlo e di san Bernardo

Il Grand Tour del lago d’Orta interseca il percorso di due storici cammini devozionali: il primo è il Cammino di san Carlo che – a seguito di un accurato studio biografico e d’archivio – è oggi in grado di offrire al pellegrino un unico tracciato che inanella i luoghi frequentati da Carlo Borromeo nell’alto Piemonte. Inizia ai piedi del famoso Colosso di San Carlo – monumentale statua che si erge ad Arona, sul lago Maggiore – e si conclude dopo circa 200 chilometri nei pressi di Viverone, dove il sentiero si ricongiunge alla nota Via Francigena. Il secondo tragitto è il Cammino di san Bernardo delle Alpi che unisce, lungo 190 chilometri, il passo del Sempione a Novara: inizialmente noto come Via Francisca Novarese, in occasione del millenario della sua nascita è stato dedicato al santo di Mentone, le cui spoglie riposano proprio nel duomo di Novara.

Percorrendo questi due pellegrinaggi si incrociano alcuni tra i più bei Sacri Monti, ovvero i nove complessi che – tra Piemonte e Lombardia – offrivano ai credenti un’oasi di quiete dove poter vivere un’esperienza spirituale e artistica difficilmente replicabile altrove. Costruiti dopo la metà del XV secolo, nel 2003 sono stati dichiarati patrimonio dell’umanità dall’Unesco e sono oggi tutelati dall’Ente di Gestione dei Sacri Monti.
Un così ricco patrimonio culturale, artistico e spirituale non poteva mancare di ispirare un progetto unitario di tutela e promozione del territorio: nasce così “Le Vie dei Sacri Monti. Alla riscoperta di un paesaggio culturale” e noi siamo andati alla sua presentazione, con trekking annesso. Vediamo com’è andata.

A piedi sulle Vie dei Sacri Monti

Arrivo alla serata di presentazione del progetto ed è subito meraviglia: organizzata ad Orta, proprio sulle sponde del lago, offre un panorama incantevole con vista sull‘isola di san Giulio che sorge, illuminata all’imbrunire, proprio al centro del lago. Alla presentazione intervengono numerosi enti e sponsor: oltre al già citato Ente di Gestione dei Sacri Monti del Piemonte raccontano le storie di questi luoghi l’associazione Sportway ETS, il Distretto Turistico dei Laghi, Monti e Valli d’Ossola, lo storico dell’arte Luca Di Palma, Andrea Del Duca – direttore dell’Ecomuseo del Lago d’Orta e Mottarone – e Franco Grosso a nome dell’associazione Amici di Santiago di Novara. Il raffinato hotel a bordo lago che ci ospita prepara uno squisito risotto con pesce persico – il bis non è mancato – che chiude la giornata: si soggiorna nella vicina Ameno.

Sentieri nei boschi del Sacro Monte

Mattina fresca per una prima giornata ricca di lieti impegni: si comincia con una passeggiata che da Ameno conduce alle sponde del lago, seguendo il percorso tracciato del Grand Tour. Un battello ci conduce a Pella, sulla sponda occidentale, per affrontare la prima vera scarpinata del giorno: la salita alla croce di Egro, un sentiero tra boschi e castagneti condiviso anche dal Cammino di san Carlo. La croce si innalza su uno sperone a picco sul lago d’Orta: la vista è da brividi e spazia sui territori circostanti fino alla torre di Buccione e alla vetta del Mottarone.
Il sincero circolino in cima al monte ci ricompensa delle nostre fatiche: un piatto di polenta con funghi e formaggi, un buon bicchiere di rosso e siamo pronti a tornare sul lago per la visita pomeridiana all’isola di san Giulio. La leggenda narra di come il sant’uomo, alla fine del IV secolo, avesse deciso di portare la parola di Dio in quelle remote terre, liberandole dal Male che le affliggeva: cavalcando un mantello volante si recò da solo sull’isola, scacciando i draghi e i serpenti che la infestavano.
Oggi l’isola ospita l‘abbazia benedettina di clausura Mater Ecclesiæ – celebre per l’arte del restauro di tessuti antichi – e soprattutto la basilica di San Giulio, sorta sul sito dove il santo fondò la prima chiesa. Uno sguardo al massiccio ambone del XII secolo, una visita alla cripta che ancora conserva ossa di drago – suvvia si scherza, oggi sappiamo che si tratta di una semplice balena – e siamo di nuovo in traghetto per l’ultima visita della giornata: il Sacro Monte di Orta.

La romantica bellezza dei luoghi fu cornice del fugace amore tra Nietzsche e Salomé – ricordato come l’idillio d’Orta – e il panorama che si gode dalla cima del colle conferma che qui si respira aria magica. Questo complesso fa parte dei nove Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia, ma allo stesso tempo si differenzia dagli per via della sua unicità: è infatti il solo interamente dedicato alla vita di un santo, ovvero San Francesco d’Assisi. Le venti cappelle che compongono il percorso devozionale raffigurano – con affreschi e statue in terracotta a grandezza naturale – gli episodi salienti della vita del santo: la sensazione di essere sul palco di un teatro emoziona. Cena di classe al ristorante in cima al colle, da poco riaperto dopo anni di inattività, e rientro agli alloggi.

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Il Sacro Monte di Varallo

Aria frizzantina per il secondo giorno di visite: transfer in auto a Varallo Sesia, idealmente collegata al lago d’Orta da una tappa del Cammino di san Carlo: 17 chilometri che vengono anche percorsi, una volta all’anno, dalla tradizionale Peregrinatio. Prima dell’ascesa al Sacro Monte di Varallo, meta della giornata, una passeggiata per le vie del paese e l’ingresso a Santa Maria delle Grazie per ammirare la parete gaudenziana. L’opera del 1513 del pittore Gaudenzio Ferrari è un imponente affresco – dieci metri per otto – che narra venti episodi della vita di Gesù: una sorta di colossale fumetto che raccontava agli analfabeti dell’epoca i principali passi biblici attraverso immagini potenti e didascaliche.
L’ascesa al Sacro Monte è lunga e piacevole, più saliamo e più si allarga il panorama. In cima ci attende l’ottimo pranzo in un elegante albergo storico: piatto principale risotto ai funghi, ma ancora la mente torna ai fantastici antipasti.

Pomeriggio dedicato alla vista del Sacro Monte di Varallo: il primo ad essere stato edificato, con le sue quarantaquattro cappelle – affrescate e abitate da circa ottocento statue – è stato d’ispirazione per la costruzione di tutti gli altri Sacri Monti. L’idea del complesso fu del frate francescano Bernardino Caimi, che voleva offrire a tutti i cristiani la possibilità di compiere un pellegrinaggio in Terra Santa senza dover necessariamente intraprendere il pericoloso viaggio in Palestina, all’epoca dominata dai Turchi. Fu così che il Sacro Monte venne allestito per riprodurre in copia numerosi luoghi biblici, tra cui il Santo Sepolcro, il Palazzo di Pilato e la Scala Santa: ribattezzato “la Nuova Gerusalemme”, il luogo divenne presto meta di pellegrinaggi e fonte di guadagno per la Chiesa. Tra le numerose cappelle visitabili impressiona senza dubbio la scena corale e drammatica della cappella numero XXXVIII, la Crocifissione.

L’ora del tramonto si avvicina: un ultimo sguardo ai panorami offerti dalle numerose terrazze e il viaggio giunge infine al termine. Resta giusto il tempo per citare e ringraziare – in ordine cronologico – i luoghi che mi hanno cortesemente accolto e rifocillato: Hotel San Rocco (Orta), Albergo Monterosa (Ameno), Circolo Fantini (Egro), Ristorante Sacromonte (Orta), Vecchio Albergo Sacro Monte (Varallo).
A presto e – naturalmente – buon Cammino!
Foto Marco Biella

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Spoiler: ne mandiamo poche, ma buone!

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