Siamo abituati a pensare alla meditazione come a qualcosa che si fa seduti, in silenzio, lontani dal mondo. Ma nello zen esiste una pratica che porta quella stessa calma nel movimento: si chiama Kinhin, la meditazione camminata.
È una forma di consapevolezza in azione, in cui ogni passo diventa un respiro, ogni respiro un pensiero che si scioglie.
Camminare come forma di meditazione
Il Kinhin si pratica lentamente, con piccoli passi sincronizzati al ritmo del respiro. Non si cammina per arrivare da qualche parte, ma per stare dentro l’esperienza stessa del muoversi.
Le origini del Kinhin
Il termine giapponese Kinhin (経行) significa letteralmente “camminare con il sutra”.
Nella tradizione zen, questa pratica accompagna lo Zazen, la meditazione seduta: tra una sessione e l’altra, i monaci si alzano e camminano lentamente, mantenendo la concentrazione e la postura del corpo e della mente.
L’obiettivo non è cambiare ritmo o distrarsi, ma portare la stessa presenza e attenzione della meditazione statica nel gesto più semplice e naturale del mondo: camminare.
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Come si pratica
Il Kinhin si svolge in silenzio, spesso in cerchio, con le mani raccolte all’altezza del petto in shashu — la sinistra chiusa a pugno e la destra che la avvolge.
Il busto resta eretto, lo sguardo rivolto pochi passi avanti. Si inspira e si muove lentamente un piede dopo l’altro, mantenendo la consapevolezza del contatto con il suolo, del respiro che entra e che esce, del corpo che avanza.
Ogni passo è un atto di presenza, un modo per ascoltare la vita che scorre in quel preciso istante. Anche l’aria, i suoni, il battito del cuore diventano parte della meditazione.
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I benefici del Kinhin
Il Kinhin unisce la calma mentale dello Zazen ai benefici fisici del movimento.
Favorisce la concentrazione, riduce l’ansia e aiuta a sviluppare una maggiore consapevolezza del corpo e del respiro. È una pratica che allena alla pazienza e al ritmo naturale delle cose, ricordando che la vita stessa è un cammino fatto di passi lenti, non di corse.
Molti la trovano anche una forma di riconnessione con la natura: praticare Kinhin all’aperto, in un parco o in un bosco, permette di percepire il mondo in modo più diretto, come parte di sé.
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Un esercizio di presenza
Nel Kinhin non conta la distanza percorsa, ma la qualità del cammino. È un invito a spostare l’attenzione da ciò che si vuole raggiungere al semplice atto del muoversi, un passo alla volta.
È una lezione zen che vale anche nella vita: non si tratta di arrivare prima, ma di esserci — completamente — in ogni istante.
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