Everest, il film: perché per Jon Krakauer è una bufala

Everest Film Krakauer

300mila spettatori: sono quanti sono andati al cinema in Italia a vedere Everest, il film di Baltasar Kormákur che racconta la tragica spedizione del 1996 sulla montagna più alta del mondo basandosi sul libro Aria Sottile di Jon Krakauer.

Già in occasione della proiezione in anteprima come film di apertura della 72^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia la critica si era divisa (qui una rassegna di recensioni in italiano) e ora anche Jon Krakauer, che a quella spedizione partecipò inviato dal mensile americano Outside per testimoniare del boom delle spedizioni commerciali sull’Everest, prende le distanze dal film (qui quanto costa scalare l’Everest).

Krakauer, autore anche di Into the Wild (qui tutto quello da sapere sulla storia di Chris McCandless), parlando con il Los Angeles Times ha detto che il film Everest “It’s total bull”. Una bufala colossale, o una boiata pazzesca per dirla con un’espressione a noi nota. In particolare Krakauer riapre l’annosa querelle con l’alpinista kazako Anatoli Boukreev contestando al regista del film Everest il passaggio in cui Boukreev, tra i sopravvissuti, chiederebbe a Krakauer di tornare sulla montagna a salvare Rob Hall (interpretato nel film da Jason Clarke):

“I never had that conversation,” Krakauer says. “Anatoli came to several tents, and not even sherpas could go out. I’m not saying I could have, or would have. What I’m saying is, no one came to my tent and asked.”

“Non ho mai avuto quella conversazione. (La guida russa) Anatoli Boukreev è andata in diverse tende e nemmeno gli sherpa potevano uscire. Non sto dicendo che io avrei potuto o lo avrei fatto. Quello che dico è che nessuno è venuto nella mia tenda e mi ha chiesto qualcosa”.

Kormákur e gli sceneggiatori si sono difesi dicendo di aver voluto fare un film il più realistico possibile basandosi sul maggior numero di fonti disponibili (comprese le comunicazioni radio) e che l’intenzione era quella di evidenziare il senso di impotenza dei sopravvissuti in una situazione al limite dell’impossibile.

Di fatto è che il film Everest ha riaperto l’annosa querelle da Krakauer e Anatoli Boukreev: nel libro Aria Sottile (qui la recensione del libro) l’alpinista kazako, uomo rispettato e apprezzato nell’ambiente alpinistico del tempo, viene sostanzialmente accusato di aver abbandonato i clienti e di avere concrete responsabilità nella tragedia. Dopo l’uscita del libro Boukreev cercò di difendersi e chiarire la sua posizione, sia scrivendo un libro a sua volta (The Climb: Tragic Ambitions on Everest) che cercando un contatto diretto con Krakauer. Nel 1997 però Boukreev morì travolto da una valanga sull’Annapurna non riuscendo a chiudere una volta per tutte quella polemica.

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