Perché Tamara Lunger è l’alpinista dell’anno senza aver raggiunto il Nanga Parbat

Gli Oscar italiani dello sport 2016, i Gazzetta Awards che dal 1978 premiano gli atleti italiani che più si sono distinti nell’anno, hanno visto l’affermazione di Tamara Lunger. La trentenne alpinista altoatesina ha conquistato la giuria (formata da giornalisti e dal pubblico votante) per quello che in realtà è un fallimento sportivo (si è fermata a pochi metri dalla vetta del Nanga Parbat, che stava affrontando con Simone Moro). Perché?

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Una sconfitta che è una vittoria

Una scelta coraggiosa, quella della Gazzetta dello Soprt: la Lunger, che si è fermata poco prima della vetta per problemi di salute senza pesare sull’impresa dei suoi compagni, è diventata un simbolo della lealtà, dell’altruismo e della purezza dello sport, che sa mettere le ambizioni personali in secondo piano. Sarebbe stato molto più facile premiare lo stesso Moro. Andrea Monti, direttore della Gazzetta dello Sport, ha spiegato che il premio è andato a Tamara perché “sci sono sconfitte che meritano di essere celebrate come vittorie […] Tamara Lunger ha avuto il coraggio di fermarsi a 70 metri dalla vetta del Nanga Parbat”.

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Sport che emoziona

Oltre a Tamara, elegante e con i tacchi a spillo una spanna sopra Moro, nella serata sono stati premiati proprio degli atleti che hanno saputo dare emozioni uniche, al di là dell’impresa sportiva: la fiorettista paralimpica Bebe Vio, Federica Pellegrini, Gregorio Paltrinieri, Gianluigi Donnarumma (unico calciatore), Niccolò Campriani, il team nazionale del volley maschile.

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