Peste suina e divieto per mountain bike e trekking: ecco perché

La peste suina non si trasmette all'uomo eppure vige il divieto di praticare attività nei boschi come mountain bike e trekking: ecco perché

Peste Suina Divieti MTB trekking

A causa di una focolaio di peste suina riscontrato tra Liguria e Piemonte è dal 13 gennaio 2022 in vigore il divieto per mountain bike, trekking, escursioni, passeggiate con il cane e ogni altro tipo di attività all’aperto, compresa la raccolta di funghi e la pesca, in 114 Comuni tra Genova e l’alessandrino. Una misura presa di concerto con un’ordinanza firmata dal ministro della Salute, Speranza, e da quello delle Politiche Agricole, Patuanelli, al fine di salvaguardare le attività produttive, cioè gli allevamenti di suini, e di conseguenza l’export. Come dichiarato da Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, “è importante la tempestiva adozione del provvedimento che consente alle attività produttive di continuare a lavorare in sicurezza, fornendo rassicurazioni in merito alle esportazioni“. Ma cos’è la peste suina e perché si impone il divieto di attività nei boschi e nelle aree naturali, comprese la mountain bike, il trekking e ogni tipo di escursione se non si trasmette all’uomo?

Peste suina e divieto per mountain bike e trekking: ecco perché

La spiegazione si trova sul sito del Ministero della Salute: la Peste suina, compresa quella africana (PSA) riscontrata tra Liguria e Piemonte, è una malattia virale altamente contagiosa che colpisce suini e cinghiali e che è spesso letale per gli animali. Non è invece trasmissibile agli esseri umani, che però ne possono essere anche inconsapevolmente veicolo di diffusione. Da cui appunto il “lockdown” alle attività outdoor nei 114 Comuni tra la provincia di Genova e il basso Piemonte.
La Peste suina infatti si diffonde sia in forma diretta, con il contatto tra animali infetti o tramite saliva, urine e feci che trasportano il virus, oppure per forma indiretta. Tra le forme di trasmissione indiretta ci sono le punture di vettori come zecche e zanzare, gli scarti di cucina, le carcasse ma anche le tracce del virus su indumenti e attrezzature, come appunto calzature, pneumatici delle biciclette, bastoncini da trekking, cestini per la raccolta funghi, attrezzatura per la pesca e ogni altro oggetto che venisse in contatto con il virus. Un altro aspetto del divieto, che riguarda più la caccia, è che le attività antropiche potrebbero spingere i cinghiali, tra cui quelli infetti, a grandi spostamenti, aumentando la diffusione della malattia.
Per questo è già scattata l’allerta anche nelle regioni confinanti di Emilia-Romagna, Lombardia e Toscana, e la preoccupazione degli allevatori e coltivatori diretti per le ripercussioni economiche che secondo stime Cia-Agricoltori Italiani si attesterebbero su un volume di affari di 1,7 miliardi di euro.

Peste Suina Divieti MTB trekking

La peste suina è presente in Sardegna fin dal 1978 e circola in Europa dal 2014, in particolare nei paesi dell’Est e più recentemente anche in Germania e Belgio. In Italia il primo ritrovamento risale al 7 gennaio di quest’anno, con una carcassa di un cinghiale positivo al virus rinvenuta a Ovada. Detto che la situazione in Sardegna è da anni in netto miglioramento, e che si tratta di una variante geneticamente diversa del virus riscontrato tra Piemonte e Liguria, c’è anche da sottolineare che non esiste una cura per la Peste suina e che l’unica misura possibile sono i protocolli di contenimento del contagio. Il virus può infatti permanere per oltre 1 anno anche in animali che hanno superato la malattia e ne diventano portatori sani.
Per questo, qualora si avvistassero carcasse di suini anche in avanzato stato di decomposizione, è fondamentale avvisare tempestivamente i servizi veterinari locali, la Forestale o la polizia locale al fine di procedere con i dovuti accertamenti.

Foto di Quang Nguyen Vinh da Pexels

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