L’acquaticità o nuoto neonatale è l’attività dedicata ai più piccoli ed è il loro primo approccio al mondo acquatico. Ha molti effetti positivi sia sul piccolo sia sul genitore. La maggior parte dei pediatri lo consiglia, anche perché un neonato (a meno di condizioni particolari) può entrare in acqua già pochi giorni dopo il parto. Solitamente, però, i primi corsi di nuoto si fanno a partire dai 3-6 mesi fino ai 36.
Neonati in piscina, perché portarli
I bambini hanno la possibilità di scoprire suoni, sviluppare i sensi e le proprie capacità di apprendimento, interagire con adulti e altri bambini, fare esperienze motorie molto utili anche nella quotidianità.
Con la guida dell’istruttore il movimento viene sempre essere indirizzato verso il gioco e il divertimento, perché è attraverso queste dinamiche che il bambino impara moltissimo di se stesso e del proprio corpo. Inoltre acquisterà più fiducia in se stesso e sarà più rilassato, grazie anche all’azione dell’acqua calda.
Il movimento generato dal nuoto comporta dispendio energetico, portando come risultato un miglior sonno notturno e un ottimo rapporto con il cibo.
Neonati in piscina, i benefici
I corsi neonatali sono un’esperienza bellissima per il genitore e per il bambino. Spesso sono i papà a iscriversi, perché è una buona occasione per trascorrere del tempo con il proprio bebè dato che nei primi mesi di vita le mamme instaurano un rapporto più esclusivo con il piccolo essendo maggiormente presenti.
I corsi si svolgono in acqua bassa a una temperatura di 32°C e quindi adatti anche a chi non ha un buon rapporto con l’acqua. Se proprio l’acqua trasmette ansia, è opportuno che il bebè sia seguito dal genitore “più acquatico” per percepire serenità.
Hanno un effetto positivo sul neonato in quanto l’ambiente acquatico richiama nel neonato l’utero materno, il cui ricordo nei primi mesi di vita è certamente molto vivo. Si tratta per lui di una regressione tranquillizzante, che nel contempo lo mette in grande intimità con il genitore che lo accompagna in acqua cullandolo fra le braccia.
Nuoto neonatale, le controindicazioni
Ci sono delle controindicazioni da prendere in considerazione per capire se si è pronti a iscrivere il proprio bebè a un corso di questo tipo. Bisogna anche valutare la sintomatologia dei soggetti, perché certi bambini sono più predisposti di altri a otiti o alla formazione di catarro e non sempre la piscina può rivelarsi un toccasana.
Per prima cosa è bene rivolgersi al pediatra per aver un parere, perché non tutti i bambini sono uguali e non tutti sono pronti a fare questa esperienza nei primi mesi. In caso di parere positivo si può iniziare a pensare all’iscrizione, valutando in quale piscina seguire il corso.
Alle volte può succedere che nella sanificazione dell’acqua con il cloro ci sia un ristagno che porta alla formazione di sostanze che possono risultare tossiche per i piccoli, il che può indurre l’insorgenza di asma, come dimostrato da alcuni studi. Fortunatamente alcuni metodi di sanificazione dell’acqua riducono drasticamente la necessità di cloro in piscina. I due principali metodi alternativi sono l’ozono e la nebulizzazione UV.
L’acqua salata e il bromo sono due altri metodi utilizzati da alcune piscine; va tuttavia considerato che l’acqua salata viene utilizzata per creare il cloro, mentre il bromo può formare sottoprodotti fastidiosi come appunto il cloro.
È opportuno, quindi, parlarne sempre prima con un esperto!
Neonato in piscina, cosa serve
In caso si decida di procedere con il corso, è necessario portare per il bebè un pannolino da piscina, un accappatoio o un asciugamano.
Ovviamente anche il genitore dovrà essere in tenuta da piscina e portarsi il cambio: qui la nostra guida su cosa portare in piscina per un corso di nuoto.
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(foto Pixabay)
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