Perché fra Juve di Ronaldo e Atalanta del collettivo preferiamo sempre la seconda

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La Juventus della superstar Cristiano Ronaldo o l’Atalanta di Gasperini? Il PSG infarcito di stelle pagate centinaia di milioni o l’Ajax dei giovani? La seconda, sempre: i tifosi preferiscono le squadre che si costruiscono dal basso e con pochi mezzi, invece di quelle che acquistano dei campioni blasonati a suon di euro.
Si tratta di un sentimento comune abbastanza intuitivo da capire: è la storia di Davide contro Golia, in fondo, declinata in mille altre storie sportive e narrazioni letterarie. Dal Leicester di Claudio Ranieri alle cenerentole delle divisioni inferiori, finiamo sempre per sostenere i team che partono svantaggiati, quelli che si sono ritagliati un ruolo nelle competizioni grazie a sudore e grinta; dall’altra parte, dietro all’ammirazione, proviamo in realtà antipatia per gli squadroni costruiti comprando i giocatori migliori sul mercato.
Ora è arrivata anche la scienza a dimostrarlo con le sue metodologie. Uno studio dell’Università del Kansas, pubblicato sul Journal of Applied Social Psychology,
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Perché fra Juve di Ronaldo e Atalanta del collettivo preferiamo sempre la seconda

Questa regola sembra valga nel calcio come nel basket (nelle finali NBA 2013 tra i Miami Heat di Lebron James e i San Antonio Spurs del grande collettivo, molti fan hanno stavano dalla parte dei texani e ritenevano antipatici gli Heatsm, che poi vinsero) e in generale in tutti gli sport. E ben oltre, anche in altri aspetti della nostra esistenza. Il più debole e privo di mezzi suscita sempre una maggiore empatia e ammirazione quando raggiunge il successo, ma anche quando non lo raggiunge.
I ricercatori hanno chiesto a oltre 1.500 americani quanto amassero i team che hanno acquistato l’eccellenza, in confronto ai team che hanno costruito l’eccellenza da zero.
“Le persone preferivano in modo affidabile le squadre costruite dal basso e disprezzavano le squadre “acquistate”. Anche team che gli intervistati non conoscevano, come le squadre di rugby neozelandesi – e pure per le squadre di lavoro come un gruppo di avvocati”, spiega l’autore principale Omri Gillath.
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La differenza fra le squadre costruite con i soldi e quelle con il lavoro

I fan apprezzano lo sforzo e l’impegno necessari per costruire una squadra da zero con il duro lavoro, si legge nel paper. Un valore, quello del lavoro, che si applica allo sport ma non solo: “tutti amano un vincitore, ma ancora di più quando dietro c’è sudore e determinazione”.
Secondo lo studio la gente ama vedere squadre ‘sconosciute’ che lavorano duro con atleti giovani e riescono a battere squadre di alto livello piene di campioni.
È anche una questione estetica: i tifosi pensano che un team costruito gradualmente possa mostrare più lavoro di squadra in campo e coinvolgerli di più. E i fan preferiscono le squadre che sviluppano i loro giocatori, investono su di loro e coltivano le loro abilità.
“Questo spiega parte del fascino delle squadre vincenti e l’amore per chi lavora, lotta e riesce anche solo poche vittorie ogni stagione”, commentano i ricercatori, “E ci aiuta a capire il sostegno alle squadre ‘Cenerentola’ nei campionati”.
[Foto di Marco Pomella da Pixabay]

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