L’estate non è finita e c’è ancora tempo per organizzare una vacanza sui monti a contatto con la natura. Esperti o meno, avventurarsi in montagna è comunque sempre un’esperienza da affrontare con le dovute cautele. Per fortuna ci sono persone molto preparate che sorvegliano le sorti degli escursionisti, intervenendo in caso di emergenza: sono gli operatori del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) del CAI, con i quali ci eravamo già incontrati tempo fa in occasione della prova sul campo dell’orologio Casio Pro Trek PRW-3500.
Per conoscere meglio questa sorta di angeli custodi abbiamo intervistato Roberto Misseroni, direttore della Scuola Nazionale Tecnici del team Soccorso Alpino del CAI, che ci ha fornito anche qualche consiglio per vivere la montagna con maggiore sicurezza.
In cosa consiste il vostro lavoro? Chi sono i soccorritori del CAI?
Il nostro compito è di aiutare le persone che si sono trovate in situazioni di pericolo in montagna o in ambienti ipogei [sotterranei, ndr]. I soccorritori sono persone con la passione per la montagna, che mettono a disposizione la propria esperienza e le proprie conoscenze tecniche per salvare persone in difficoltà.
Cosa vi spinge a mettere a repentaglio la vostra vita per salvare gli escursionisti in pericolo?
Le motivazioni individuali possono essere di varia natura, ma alla base ci deve essere una buona dose di spirito d’altruismo. Gli operatori sono tutti frequentatori della montagna e una spinta motivazionale importante è sicuramente quella che porta il soccorritore a pensare che, in caso di incidente a se stesso o a uno dei propri cari, ci debba essere un servizio di soccorso altamente qualificato.
Com’è strutturata la formazione?
La formazione è molto articolata. Il tutto inizia con una selezione tecnica, che permette o meno l’accesso, seguita dalla formazione vera e propria, votata a trasformare dei bravi alpinisti, o esperti speleologi, in buoni e preparati soccorritori. Ci sono diverse qualifiche tecniche suddivise in pacchetti formativi basati sulla difficoltà, che consentono una preparazione graduale e sempre più specializzata.
Quali sono gli strumenti base che utilizzate? Dai mezzi all’equipaggiamento personale.
Le diverse tipologie di terreni e le svariate condizioni meteorologiche ci costringono a impiegare una grande gamma di attrezzature. Cambiano le tipologie dei materiali tecnici, come le corde, che sono diverse se per esempio operiamo nell’acqua piuttosto che su roccia, così come gli accessori per creare gli ancoraggi o per procedere sul terreno (ramponi, sci, ciaspole). Lo stesso discorso è valido per abbigliamento e calzature (scarpe da trekking, scarponi da alpinismo, scarpette da scalata).
Fondamentali sono radio e telefono per le comunicazioni e gli strumenti per l’orientamento (bussola, altimetro, gps e cartografia), necessari non solo per trovare il punto dove effettuare il soccorso, ma anche per mantenere in sicurezza i soccorritori stessi. Anche i mezzi impiegati vengono scelti in base a terreno e condizioni ambientali, e secondo il criterio della maggiore velocità di trasporto della persona o delle persone soccorse verso l’ospedale. Abbiamo dunque a disposizione fuoristrada, quad, moto da trial, motoslitte e ovviamente elicotteri.
Come procede il versante delle nuove tecnologie? Quanto vi aiutano, che novità portano e cosa si può migliorare?
Ci sono nuovi strumenti che ci aiutano a semplificare una parte di lavoro che prima veniva fatta in maniera più spartana o con maggiori difficoltà. Per esempio l’orologio Casio Pro Trek PRW-3500, che abbiamo a lungo testato, ha risolto il problema di dover consultare bussola e altimetro separatamente, magari in condizioni proibitive, in mezzo alla nebbia o una bufera. È notevole la praticità di avere al polso tutte le informazioni in un unico strumento. Per un soccorritore significa essere più comodo, più veloce e quindi più efficace nelle emergenze.
Cosa si può migliorare rispetto alle attrezzature e ai nuovi strumenti in dotazione?
I miglioramenti sono sempre necessari. Del resto la tecnologia è in continua evoluzione, anche grazie alle quotidiane sperimentazioni sul campo fatte dai nostri operatori su prodotti forniti da aziende di vario genere. Facendo riferimento al caso del Casio Pro Trek, per esempio, un miglioramento spendibile nell’immediato potrebbe essere quello di integrare in un unico strumento non solo bussola, altimetro e barometro, ma anche il gps.
Come capire quando non è il caso di avventurarsi in montagna?
Innanzitutto ricordarsi di rispettare delle regole molto semplici. Ognuno di noi ha il tempo libero abbastanza contato, e quando andiamo in vacanza, che sia montagna o mare, tendiamo a voler fare le attività che abbiamo programmato a tavolino indipendentemente dalle condizioni ambientali. Quindi la prima regola è di non avventurarsi in montagna quando le previsioni meteo sono avverse, anche se significa sacrificare i nostri piani per le vacanze.
Cosa portare nello zaino come minimo indispensabile per la sicurezza?
Per prima cosa fare attenzione all’abbigliamento, che sia vario e pensato per ogni eventualità. Durante la stagione estiva si parte con un vestiario leggero, dato il clima mite, ma in montagna ci si può trovare facilmente in situazioni di repentini cambi di temperatura, che può precipitare velocemente. È importante poi equipaggiarsi con un kit base di pronto soccorso e portare con sé cibo e acqua a sufficienza, soprattutto durante attività che richiedono un certo tipo di sforzo fisico. Molto utili anche strumenti per l’orientamento e per monitorare i cambiamenti meteo sul percorso.
Se il maltempo ci sorprende mentre siamo in piena escursione, come dobbiamo comportarci?
Cercare di evitare il peggio, trovando subito riparo, dove possibile, dentro rifugi, baite, grotte. In alta quota si può fare un buco nella neve per creare un igloo. Naturalmente, nei casi più estremi, servono maggiori competenze tecniche per capire come mettersi in sicurezza. In ogni caso è molto importante stabilire la propria posizione prima di trovarsi in mezzo a una situazione critica. Per esempio, quando arriva il brutto tempo e sta scendendo la nebbia, individuare immediatamente dove ci si trova, così da mantenere l’orientamento, sia che si continui il percorso, sia che si desista.
In caso di temporali, evitare le zone dove è più facile la caduta di fulmini, come le creste e le cime, aree aperte dove rischiamo di diventare dei parafulmini umani, cercando invece punti dove l’ambiente può fornire parafulmini naturali, come la base di una parete o di uno spuntone.
Quali sono gli errori e gli incidenti più comuni?
I più frequenti incidenti sono le scivolate, causate per la maggior parte delle volte da una scelta sbagliata sulle calzature, l’errore più comune. Paradossalmente la maggior parte degli incidenti non sono su terreni alpinistici ma su sentieri di tipo escursionistico, anche per una questione di flussi di persone che li frequenta.
Altra causa frequente è la perdita di orientamento, data dalla mancanza di strumenti adeguati o di leggerezza nella scelta del sentiero.
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