Coronavirus Fase 2: ma si può andare in montagna o no?

Coronavirus Fase 2: ma si può andare in montagna o no?

Il 4 maggio 2020 comincia la cosiddetta Fase 2 dell’emergenza Coronavirus, e c’è una domanda alla quale né il DPCM del 26 aprile né alcuna ordinanza regionale dà una risposta: ma si può andare in montagna o no? Una “vacatio legis” assordante se si pensa che l’Italia è coronata dalle Alpi e innervata dagli Appennini. E così mentre tutti cercano di capire come tornare in spiaggia, con soluzioni più o meno fantasiose per limitare assembramenti e rispettare distanze di sicurezza, nessuno si è posto il problema di chi invece vorrebbe semplicemente andare in montagna a fare una camminata. Il DPCM del 26 aprile 2020 l’abbiamo letto tutto, dalla prima all’ultima riga, e non c’è traccia di parole come montagna, montane, escursioni, sentieri (provare per credere, il testo integrale è qui).

Allora proviamo ad andare per logica. Se posso uscire di casa e camminare, correre o andare in bici, senza limitazione al proprio Comune (generalmente, perché poi le ordinanze regionali sono una giungla) ma sì all’uscita dalla regione, allora dove possibile sarebbe consentito andare a fare le stesse cose in montagna. Niente di esagerato, perché i rifugi sono chiusi, ma in giornata dovrebbe essere possibile, o comunque dovrebbe essere possibile se in prossimità della propria abitazione. Peraltro, correre su un sentiero di montagna dovrebbe essere maggiormente rispettoso del distanziamento sociale rispetto a farlo nel centro di una città. Ma la logica delle leggi italiane non è quella per cui ciò che non è vietato è concesso, ma l’opposto, ciò che non è espressamente autorizzato è vietato.

Oppure, sempre secondo logica, se la situazione attuale di ricoveri, positivi, ricoveri in terapia intensiva e sotto controllo domiciliare è peggiore di quella di metà marzo quando il Soccorso Alpino lanciò l’appello di non andare in montagna, allora buonsenso e cautela dovrebbero dire che no, è ancora meglio evitare di andare in montagna.

Però logica, buonsenso e responsabilità individuale non sembrano essere al centro del dibattito e della normativa attuale in fatto di Emergenza Coronavirus, e allora siamo andati a vedere se le principali regioni che hanno le terre alte nei propri territori si sono preoccupate di dare qualche indicazione.

Regione Valle d’Aosta: qui ci sono tutte le ordinanze in materia di COVID-19, le abbiamo lette tutte, si parla di un sacco di argomenti ma non si accenna all’accesso a sentieri e terre alte.

Regione Lombardia: l’ultima ordinanza firmata dal presidente Fontana è quella relativa all’obbligo dell’uso della mascherina per correre o praticare il ciclismo – ne parliamo qui – ma niente, della montagna non se ne parla (provare per credere, l’ordinanza è qui) [Edit 8 maggio 2020]: una nuova ordinanza di Regione Lombardia, la 541 del 7 maggio, consente di praticare qualunque attività individuale all’aria aperta e cita apertamente anche le attività di montagna (tutti i dettagli qui). Rimangono tuttavia valide e in vigore le diverse ordinanze comunali che in molte località vietano l’accesso ai sentieri di montagna o lo vietano ai non residenti.

In Alto Adige sì, ci hanno pensato, nel senso che nel decreto legge in attesa di approvazione da parte del consiglio (che si trova qui) è previsto per il 25 maggio l’apertura degli impianti a fune, cioè di risalita, in montagna. Che non è esattamente dire che si può, o si potrà, andare a camminare o in MTB in montagna ma è già qualcosa.

In Trentino si parla di “riaprire gradualmente, in sicurezza“, si concede l’attività motoria nel proprio comune di residenza e l’uso delle piste ciclabili per recarsi al lavoro, si presta grande attenzione ai cinghiali, ma no, non si dice se si può andare in montagna oppure no durante la Fase 2.

In Veneto Zaia ha firmato le ordinanze più “liberiste” di tutta Italia, concedendo anche l’accesso alle seconde case e l’attività sportiva senza limitazioni, ma niente, di montagna non se ne parla nemmeno nei chiarimenti alle diverse ordinanze (provare per credere qui)

Idem, nel senso di silenzio assoluto, per il Friuli Venezia Giulia (tutte le ordinanze sono qui)

In Liguria si stabilisce (con l’ordinanza 22/2020) anche che l’attività sportiva si può praticare solo dalle 6:00 alle 22:00 e solo nel proprio territorio comunale, il che dovrebbe implicitamente vietare di andare nelle montagne dell’entroterra (ma non si capisce come debbano comportarsi i cittadini che vi vivono). Nel frattempo potrebbero riaprire le spiagge, purché sotto sorveglianza (la notizia trapela da un quotidiano locale)

Toscana? Nell’Ordinanza 46 del 29 aprile 2020 niente, e nemmeno nelle precedenti ordinanze.

Magari l’Abruzzo ci ha pensato, che ha alcune delle aree montagnose più belle del nostro Centro Italia. No, niente, si dice che puoi andare a cavallo (O.P.G.R. n. 50 del 30.04.2020) ma di escursioni, camminate in montagna, MTB non si dice nulla. E se vuoi fare attività motorie come corsa e bicicletta, solo tra e 6:00 e le 20:00.

Lo stesso vale per l’Emilia – Romagna e anche per la regione Calabria (qui il suo minisito dedicato al COVID-19) dove peraltro la governatrice Jole Santelli ha anticipato la Fase 2 con propri decreti ad hoc.

Insomma, l’elenco è già abbastanza esaustivo e sembra proprio che la montagna sia uscita dal dibattito sulle modalità della Fase 2 dell’emergenza Coronavirus (se non per la replica del Coordinamento nazionale rifugi all’articolo pubblicato su Repubblica il 18 aprile in cui Antonio Montani, vicepresidente del Club alpino italiano, parla di estate senza rifugi in montagna.

[Aggiornamento 15 maggio 2020] Qui il nostro aggiornamento su cosa si può fare e cosa ancora no nell’ultimo weekend di Fase 2. E qui i consigli del CAI per chi vuole e può andare in montagna in questo frangente.

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