Perché i fitness tracker possono salvarti la vita

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I fitness tracker possono salvarti la vita? Sotto un certo punto di vista sì, perché questi strumenti tecnologici sono sempre più utilizzati da medici ed esperti per prevedere il rischio di morte dei pazienti.
Per prevedere il rischio di morte, in modo tale da intervenire tempestivamente sulla nostra salute, i medici utilizzano spesso fattori di rischio quali il fumo, la genetica, il consumo di alcol, il diabete e la presenza di patologie cardiovascolari e tumorali.
Ma un nuovo studio americano, pubblicato sulla rivista The Journal of Gerontology: Medical Sciences, ha evidenziato che il livello di attività fisica potrebbe essere il predittore di mortalità più efficace e accurato in assoluto. E il modo migliore per misurarlo è l’ausilio dei fitness tracker, ormai sempre più utilizzati in campo medico.

 

I fitness tracker possono salvarti la vita: ecco perché

Gli esperti hanno reclutato un panel di adulti statunitensi con un’età compresa tra i 50 e gli 84 anni. I ricercatori si sono focalizzati su tre fattori inerenti allo sport nella vita dei partecipanti: il numero di volte in cui praticavano attività fisica nell’arco di una settimana, la durata di ogni sessione di allenamento e i giorni di riposo. Per capirlo, ai soggetti è stato chiesto di indossare un tracker per 7 giorni consecutivi, rimuovendolo solo durante il sonno e la doccia. Il team di ricerca ha poi utilizzato quelle informazioni (assieme a quelle più classiche sul fumo, l’alcol e le patologie) per prevedere il rischio di morte dei pazienti nei 5 anni successivi. La parte finale dello studio è consistita nel comparare questi risultati con altre due ricerche passate che, tramite questionari o interviste, hanno analizzato la quantità di sport praticato dai pazienti, considerando questo fattore un predittore di mortalità.
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Lo sport come predittore di mortalità

Secondo i risultati, lo sport è stato il predittore di mortalità più efficace rispetto a quelli comunemente presi in considerazione. Ma questa è una correlazione già evidenziata in altri studi passati. La scoperta più importante di questo studio è stata un’altra: per quanto riguarda il livello di attività fisica, i tracker indossabili hanno predetto il rischio di morte in modo più preciso rispetto ai metodi comunemente utilizzati (sondaggi, interviste o esami di vario tipo). Insomma, la tecnologia è il modo migliore per misurare, a scopi medici, la quantità di sport praticata da ognuno di noi: “A differenza dell’età, della genetica e di alcune patologie che aumentano il rischio di morte, l’attività fisica è un fattore che ognuno può controllare con la propria volontà. E la tecnologia è lo strumento che fornisce le informazioni più accurate a riguardo”, ha detto Ekaterina Smirnova (Virginia Commonwealth University), l’autrice principale dello studio.

La tecnologia a sostegno della medicina

Per rendere l’idea con dei numeri, i tracker hanno definito il rischio di morte dei pazienti con il 30% di efficacia in più rispetto alle informazioni relative al fumo e con il 40% di efficacia in più rispetto alle informazioni sulla storia medica familiare (presenza di casi di cancro, ictus e altre patologie): l’attività fisica è stato il migliore predittore di mortalità. Le informazioni ricavate dagli strumenti tecnologici di quel tipo, perciò, sono in grado di aiutare i medici a intervenire in modo mirato per migliorare la salute del paziente.

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