Sport vietati dal DPCM: ecco quali sono

Sport vietati dal DPCM: ecco quali sono

Eccoli gli sport vietati dal DPCM del Governo nella versione finale che il presidente del consiglio Giuseppe Conte e il Ministro della Salute Roberto Speranza firmeranno dopo il dovuto confronto con le regioni. Calcio, basket, pallavolo, rugby ma anche arti marziali come judo e karate e tutte le altre attività sportive anche pomeridiane per bambini come danza, atletica o ginnastica si potranno continuare a praticare, a patto che le società sportive, affiliate alle varie Federazioni del Coni o agi enti di promozione sportiva, siano in grado di assicurare il rispetto dei protocolli di sicurezza stabiliti di concerto con il Comitato tecnico Scientifico, il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora e appunto il ministero della Salute. Ciò che viene vietato sono gli sport di contatto cosiddetti amatoriali, stabilendo de facto una distinzione tra amatori e dilettanti che però nei fatti non è ben chiara, come abbiamo provato a spiegare qui.
La versione finale del DPCM che ha validità per 30 giorni dall’entrata in vigore dice che:

Sono vietate tutte le gare, le competizioni e tutte le attività connesse agli sport di contatto, come sopra individuati, aventi carattere amatoriale.

Ma cosa intende esattamente il Governo per sport di contatto relativamente gli sport vietati dal DPCM? In pratica il calcetto, il basket, il rugby o il volley tra amici, all’aperto o al chiuso, sia in strutture private a pagamento che in spazi pubblici come i parchi o privati come i giardini condominiali.

Dopo il paragrafo relativo agli sport vietati dal DPCM si dice anche espressamente che:

L’accesso del pubblico ai parchi, alle ville e ai giardini pubblici è condizionato al rigoroso rispetto del divieto di assembramento.

Inoltre il DPCM chiarisce che:

È consentito svolgere attività sportiva o attività motoria all’aperto, anche presso aree attrezzate e parchi pubblici, ove accessibili, purché comunque nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri per l’attività sportiva e di almeno un metro per ogni altra attività salvo che non sia necessaria la presenza di un accompagnatore per i minori o le persone non completamente autosufficienti.

Quindi è possibile andare al parco a fare una passeggiata (con la mascherina) anche in famiglia, a correre (senza mascherina) rigorosamente individualmente o comunque mantenendo una distanza interpersonale se in compagnia di persone non congiunte, si può analogamente andare in bici individualmente (mentre per i “grupponi si scateneranno sicuramente le polemiche già viste a maggio con la Fase 2) ma risulta vietato ritrovarsi tra amici per fare una partitella di pallone. E così è anche per le partitelle di basket nei campetti cittadini, o negli oratori. I dubbi permangono per il beach volley, all’aperto o nelle strutture al chiuso (2 atleti tesserati dovrebbero poter continuare ad affittare il campo e allenarsi o giocare, purché la struttura rispetti le disposizioni in materia di contenimento del contagio, 4 o più amici non tesserati invece no, analogamente al calcetto). Diverso ancora il caso del tennis individuale o nel doppio, all’aperto o al chiuso, sempre purché siano rispettate le misure di contenimento del contagio, tanto nei centri tennis quanto in eventuali campi privati.

Quindi no agli sport non individuali se autorganizzati e amatoriali, sì a tutti gli sport se organizzati da società sportive, federali o degli enti di promozione sportiva, che sono in grado di rispettare le prescrizioni contenute nei protocolli per la ripresa delle attività (quindi misurazione della febbre, autocertificazione, registro delle presenze, disponibilità di gel igienizzante, di spazi adeguati, di percorsi di accesso agli impianti tali da evitare assembramenti, di separazione tra le docce, di sanificazione periodica di attrezzature e ambienti) sia per gli allenamenti che per le gare.

A proposito delle gare, il grande punto di domanda è relativo alla presenza del pubblico. Finora tutto era stato regolato da ordinanze regionali emesse sulla base della situazione epidemiologica locale. Ora il DPCM stabilisce che per gli eventi e le competizioni sportive degli sport individuali e di squadra sia prevista:

“una percentuale massima di riempimento del 15% rispetto alla capienza totale e comunque non oltre il numero massimo di 1.000 spettatori per manifestazioni sportive all’aperto e di 200 spettatori per manifestazioni sportive in luoghi chiusi”. Tuttavia, “le Regioni e le province autonome, in relazione all’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori, possono stabilire, d’intesa con il ministro della salute, un diverso numero massimo di spettatori in considerazione delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi e degli impianti; con riferimento al numero massimo di spettatori per gli eventi e le competizioni sportive non all’aperto, sono in ogni caso fatte salve le ordinanze già adottate dalle regioni e dalle province autonome”.

Infine sono salvi anche centri fitness e palestre, sempre nel rispetto della normativo, dove peraltro il rischio di contagio è appurato essere praticamente nullo.

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