Marko Prezelj e l’elogio dell’incertezza

Non puoi prevedere tutto, lasciati guidare dall'istinto. La nostra esperienza si basa su ciò che abbiamo imparato nel passato, anche dagli errori, e quindi prima di imbarcarmi in una nuova avventura cerco sempre di pensare a tutte le opzioni che mi troverò a fronteggiare, alle cose che potrebbero andare storte e alle soluzioni che potrei adottare. Ma non possiamo pensare di prevedere ogni cosa, non possiamo pensare di partire con uno schema rigido in testa. Una spedizione è come la vita: puoi pianificare molte cose, ma poi dobbiamo essere flessibili, cercare le soluzioni nella nostra testa. Questo è l'aspetto che più mi piace dell'alpinismo, soprattutto ora che ho acquisito molta esperienza ed è più naturale per me affidarmi all'istinto per gestire le situazioni più rischiose: quello che ho imparato scalando è che in montagna, per essere più pronto e spontaneo nelle reazioni, devi giocare la partita nella tua testa. E questo è l'unico modo per sentirsi anche più sicuri delle cose che facciamo. L'istinto, più che il pensiero analitico, ci aiuta a evitare le decisioni sbagliate.

Oltre 30 anni in parete, firmando moltissime prime ascese e aperture di nuove vie in Nepal, Tibet, Patagonia, Canada, Alaska e su numerose altre montagne nel mondo, ciascuna di esse un mondo unico da esplorare e capire. Marko Prezelj, sloveno, paladino dello stile alpino e dell’alpinismo puro, ha anche vinto due volte il Piolet d’or, il massimo riconoscimento mondiale nell’alpinismo: il primo nel 1992 per avere aperto con Andrej Stremfelj una nuova via sul pilastro sud del Kangchenjunga, il secondo nel 2007 per la nuova via sul Chomolhari aperta con Boris Lorencic.

In questa seconda occasione però ha rifiutato il premio, perché con il tempo si è convinto che “ogni scalata riflette le aspettative e le illusioni che si sviluppano prima di mettere piede sulla montagna” e non si possano giudicare in modo oggettivo le ascese di altri alpinisti. Ora è ambassador di Patagonia e quando l’abbiamo incontrato ci ha raccontato che “la montagna è come la vita, piena di sfide, gioie, fallimenti, paure, progetti e incertezze“.

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