Fitness Industry A-Z: Habitat

Fitness Industry A-Z: Habitat

L’habitat in voga è l’ESG, “bel visino aziendale” da proporre in chiave green-wellnessista. Tutto ricamato nel disimpatto sull’ambiente o roba del genere. Che poi questo fattore, ambientale, motore di tutto, sia rispettato, è altra questione, vista la non estensione del fattore benessere ai collaboratori palestre. Si vende benessere per i clienti (?) ma sfugge che un fitness-trainer o una fitness-receptionist dovrebbero prima di tutto averlo loro il sorriso stampato in faccia. Ben trattati, ben retribuiti, ben fidelizzati.

Fitness Industry A-Z: Habitat

Detto questo, facciamo un volo radente sulla “E” di Environmental. Ovvero: strategie di approvvigionamento energetico da fonti (possibilmente) rinnovabili affinchè ci sia nell’equilibrio dell’energia assunta e dei sotto-prodotti emessi un valore pari a zero. Senza energia non si mette in moto nessun complesso fitness-sportivo, bulimico divoratore di gas, acqua ed elettricità, cagione di bollette terrificanti.

Sostenibilità dei Centri Fitness

Sul tema Environmental, centri fitness ed energy-players potrebbero incontrarsi su:

1) Entrare in gioco in pre-apertura su progetti in realizzazione, con forniture energetiche mirate a location, bacino gravitazionale e futura destinazione d’uso e utilizzo dell’impianto fitness;

2) “Scontare” le forniture secondo dimensione del complesso fitness e in rapporto al suo grado di disimpatto ambientale, con scala di progressività (più disimpatta più basso è il costo-bolletta);

3) Proporre energy-pack ancor più agevolati per le unità fitness a indirizzo socio-riqualificativo che le normative prevedono già come soggetti agevolabili in termini di accisa;

4) Relazionarsi a tutte le membership clienti in chiave loyalty, estendendo il benefit e/o scontistica a ogni singolo iscritto al centro fitness o fitness network;

5) Organizzare workshop mirati all’Educazione Energetica Ambientale nelle strutture sportive partner, sensibilizzando anche il target young, fruitore e social-divulgatore;

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6) Supportarsi nella fase di finanziarizzazione di un progetto sostenibile (start-up) o rifinanziarizzazione (ristrutturazione) attraverso agreement a “tre” con istituti finanziari;

7) Concedere bonus “Free Energy” per svolgere attività wellness nelle aziende-partner del centro fitness (Piani Welfare sotto egida estesa del fitness network partner);

8) Accordarsi tra loro inserendo aree verdi permanenti a margine delle tensostrutture negli Eventi Fitness Outdoor, adottando sistematicamente forniture energetiche mobili a disimpatto;

9) Creare relazioni con istituzioni locali per proteggere le aree a rischio nella pratica sportiva notturna con l’utilizzo di sistemi illuminanti perenni a fonte d’energia rinnovabile;

10) Intervenire contrattualmente e con modalità congrue nel disattivare forniture inquinanti attraverso passaggio immediato del complesso sportivo alla green energy.

Impatto sociale dei Centri Fitness

Primo tema chiuso. Il secondo tema va sotto la lettera “S”: Social. Il tema sul sociale socialmente utile (e sostenibile) che sull’articolo cattura-clic promuove la pompa di calore che appare a ogni accensione del nostro smartphone, trascurando il lato B del socialmente-sostenibile, è controverso. Lato B che non ci vorrebbe vittime della pubblicità costruita su articoli di fitness nullità che leggiamo per trovare una risposta all’head-line, Grande Verità che peschiamo solo alla fine, dopo la mitragliata di pop-up.

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La pompa di calore nei pop-up disimpatterà con l’ambiente ma impatta pesantemente sul nostro sistema nervoso. Eccoci, quindi, a scoprire l’altro coperchio: una palestra a vero disimpatto, attiva sul benessere sociale e social, non ci rompe le scatole con una proposta commerciale al giorno anche se l’armadietto viene da artigianato sostenibile. Ma la sensazione è che l’impatto ambientale di cui si parla sia proiettato paraculisticamente all’esterno della struttura, mai all’interno. E qui si salta dal secondo habitat-fattore-“S” direttamente al terzo fattore “G”: Governance.

La Governance nella Fitness Industry

L’AD del fitness network che arriva in ufficio col monopattino non cambia il destino della sostenibilità mondiale. Ma disimpatta a vuoto. Il club manager dietro al PC che non mette piede tra le vaporelle in azione alle cinque del mattino ringraziando i professional cleaners (va fatto perchè le sorti del club dipendono soprattutto da loro) una domenica ogni tanto, non cambia il destino del piano marketing. Ma lo protegge. Il sales manager che fa il recall non incrementa il fatturato. Ma disambienta socialmente. L’iscritto che s’iscrive a “un prezzo” non trova più un servizio. Ma lo cerca. Ed è parte della Governance.

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Photo by J AHMED SAITGMB FitnessJelmer AssinkTrust “Tru” Katsande 

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