L’età dell’oro della salute

L'età dell'oro della salute

Il titolo è tutta una contraddizione: possibile che nell’attuale strascico pandemico che ci ha devastati si possa ipotizzare un nuovo “boom” della salute? È possibile sì. Venti milioni di fitness-sportivi sono pronti a rimettersi in movimento e a domandare fitness ovunque: nelle palestre, negli impianti sportivi, nei parchi, nelle aziende, a casa. Ci sarà spazio per tutti anche dalla parte dell’offerta di servizio sportivo a questa domanda, qualsiasi essa sia. Però qualcosa è già cambiato per sempre. Ci sarà nuova attenzione e più fiducia nei confronti della scienza che detta le leggi dell’allenamento e dell’alimentazione. Ci sarà più occhio ai contenuti e meno agli spifferi su carta e web che catturano followers allocchi col training “cool” del giorno.

Ed eccolo qui l’altro boom: il ritorno prepotente dei professionisti del settore usciti dal contesto per la riduzione ottusa dei costi di personale che faceva la differenza. Fuori dai punti sport, fuori dalle strategie, fuori dai ristori. Ora è riaperta la caccia ai professionisti dell’area tecnica dei centri fitness e dell’area manageriale: quando le cose non vanno per inerzia ma bisogna spingere sull’acceleratore, in sala pesi ci vogliono persone sveglie guidate da leoni da ufficio che in palestra ci sono passati. Perché le palestre ben gestite (dovranno essere “gestite come il buon padre di famiglia”, affermazione che campeggiava nei testi di diritto) sono una cosa seria.

L’età dell’oro della salute sposterà le menti e i portafogli verso un welfare-state più capillare, più programmato, più allargato. Si (ri) parte anche dai teen-agers che nelle palestre non sono mai stati voluti. Li abbiamo fatti scappare proponendogli programmi statici e macchinari noiosi: tra una serie di box-jumps e una serie al lat-machine, queste belve ludico-sportive opteranno sempre per le prime. Magari condendo il tutto con un po’ di fitness-gamification. Come li abbiamo accolti? Come agnelli sacrificali (sacrificando anche gli stipendi dei genitori) da abbandonare sulle cyclette. Eppure sono questi i più social, quelli che una volta iscritto uno se ne iscrivono venti con appena due post. Saltando a piè pari i target palestrari conosciuti, sui quali è stato standardizzato l’erogato servizi fitness che ha portato alla battaglia fratricida sui prezzi, atterriamo sul fronte opposto: i senior. Le forze fitnessiste dai capelli d’argento sono un pubblico quantitativamente e qualitativamente strainteressante. E facilmente fidelizzabile: basta accoglierli con accortezza e il giro di amici se lo creano loro alla velocità della luce. Non basta: se gli andate a genio vi lasciano pure il ciambellone in reception.

L’età dell’oro della salute è solo agli albori di questo strascico pandemico, perché attraverso la battaglia ci si è resi conto che la salute è un diritto universale e che non conta non ammalarsi ma fare di tutto per vivere meglio quando si è sani. E così il fitness e la salute si espanderanno verso l’ambiente innovando strutture e spazi con tecnologie a disimpatto e poi via via verso ogni singola abitazione, dove si è capito che una cyclette parcheggiata in cantina per appoggiarci su i cappotti non è la via giusta. Meglio completare l’iscrizione alla palestra investendo su un set pesi casalingo per far qualche seduta quando non si ha tempo, rifocillandosi con la linea super-food che ci arriverà direttamente dal superstore “X” dopo la doccia. Superstore che avrà un’età dell’oro concomitante, ma questa è un’altra storia.

Credits photo: it.depositphotos.com

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