Perché sarebbe meglio correre senza musica

I pionieri furono quelli che negli anni Ottanta riuscivano a correre con il walkman della Sony con dentro le musicassette: tra il nastro che saltava e quelle cuffie di spugna che non stavano in testa era francamente impossibile, ma la novità era così eccitante che si sopportava un po’ tutto.
E in effetti è da quel decennio che viviamo immersi sempre più nell’impero dei segni: filodiffusione negli spazi pubblici, schermi Tv ovunque e ora i social network sugli smartphone hanno praticamente invaso ogni spazio e ogni momento delle nostre vite, tanto che è sempre più difficile avere momenti di totale isolamento, momenti solo per sé.
E sì, vale anche per la corsa quotidiana: cuffie wireless, cuffie con cardiofrequenzimetro, cuffie ergonomiche per lo sport e per il running, e ancora App come Spotify, la possibilità di creare playlist ad hoc oppure semplicemente stazioni radio All Music hanno saturato anche il momento dedicato al jogging.

Correre con la musica dà la carica

Con tanti buoni motivi per farlo: la musica dà la carica, oggettivamente (tanto che in molte gare è sconsigliato usare le cuffie e in alcune proprio vietato per regolamento, almeno per chi punta al risultato); la musica isola dalla cacofonia delle nostre città; la musica ci mette nel mood ideale per correre. E sì, anche noi lo facciamo: anche noi corriamo a ritmo di musica.

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Quando si corre il nostro cervello diventa più recettivo

Però un articolo dello psicologo americano Chris Friesen sul Washington Post potrebbe aver scoperchiato il vaso di Pandora del binomio running + musica. La tesi di Friesen è che durante un allenamento di corsa il nostro cervello diventa particolarmente recettivo rispetto alle informazioni, al pensiero creativo e all’elaborazione di nuove idee. E in effetti è così, se ci si pensa bene: quando si corre si fanno un sacco di ragionamenti, vengono un sacco di idee, qualcuno addirittura si fa lunghi discorsi tra sé e sé; secondo Friesen, che è il direttore dell’omonimo istituto Friesen Sport & Performance Psychology nell’Ontario, questo accadrebbe perché durante la corsa si libera un sacco di spazio cognitivo nel nostro cervello.
> Leggi anche: Corri e ti si schiariscono le idee

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Spoiler: ne mandiamo poche, ma buone!

Correre e pensare

A questo punto la sua domanda è: perché riempire questo spazio con la musica, che non fa altro che motivarci e metterci in un mood ben preciso? Non sarebbe meglio lasciare che tutta questa disponibilità cognitiva fosse messa a disposizione del pensiero autonomo, creativo o analitico che sia?correre-pensare

Correre e imparare

Certo, si può anche correre per la gratuità del farlo, e anzi riscoprire il piacere di fare qualcosa per il solo piacere di farla, senza altri fini, è un altro tema da considerare. Ma siccome quando corriamo il nostro cervello va in modalità semiautomatica e soprattutto nel nostro corpo scorrono dopamina e serotonina a fiumi, secondo Friesen siamo nella condizione ideale per imparare qualcosa di nuovo.

> Leggi anche: 5 motivi per correre in compagnia

Correre senza musica? Podcast o audiolibri

Ecco perché secondo Friesen dovremmo valutare l’ipotesi di ascoltare podcast o audiolibri, cosa che invece facciamo in altri momenti o più stressanti (in auto? sui mezzi pubblici di trasporto?) oppure ritagliandoci momenti della quotidianità come decine di minuti sul divano, o ancor più sfruttare la disposizione d’animo in cui ci mette la corsa per dedicarci alla mindfullness, quello stato di consapevolezza profonda elaborato dalla cultura buddista.correre-podcast-libri

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