La viabilità di Milano va verso la bici: pro e contro dei nuovi 35 km di piste ciclabili

Milano

Dopo aver annunciato il piano per la mobilità nel post emergenza Coronavirus, che ha ricevuto elogi anche dal Guardian e dall’attivista Greta Thunberg, Milano è già pronta ad andare nel concreto. Dal 29 aprile, infatti, inizieranno i lavori per la pista ciclabile (realizzata in sola segnaletica) tra San Babila e Sesto Marelli: i primi 6 chilometri di un ambizioso progetto che porterà in città 35 nuovi chilometri dedicati ai mezzi a pedale. Tutti noi, soprattutto all’inizio, tenderemo a evitare i mezzi pubblici per abbassare il rischio di contagio (nonostante i piani per contingentare gli ingressi e ridurre gli afflussi), dunque la bicicletta e la micromobilità potrebbero rivelarsi delle soluzioni vincenti per spostarsi in sicurezza, senza inquinare e facendo anche un po’ di movimento. Diverse città europee hanno già raggiunto questa consapevolezza e stanno cercando, in tempi record, di mettere la popolazione nelle condizioni di usare la bici dove finora non è mai stato possibile. E Milano, sotto questo aspetto, potrebbe fare da apripista a livello nazionale. Ma intanto stanno già nascendo le prime “proteste” da parte dei negozianti. 

Pista ciclabile da San Babila a Marelli: partono i lavori di un progetto ambizioso

Incentivare l’uso della bicicletta non solo grazie a dei bonus per gli acquisti dei mezzi a pedale (ne abbiamo parlato qui), ma anche attraverso nuovi percorsi ciclabili nei punti nevralgici della città, con gli obiettivi di decongestionare i mezzi pubblici e garantire la distanza sociale negli spostamenti quotidiani. È questa la grande ambizione del Comune di Milano, che già da questa settimana comincerà a realizzare i 35 chilometri di percorsi ciclabili da mettere su strada entro dicembre 2020. Dal 29 aprile partiranno i lavori per la prima pista ciclabile, fatta di sola segnaletica, che collegherà piazza San Babila a Sesto Marelli: quasi 7 chilometri in bici lungo corso Venezia, corso Buenos Aires e viale Monza. Il percorso non sarà delimitato da cordoli ma da strisce disegnate a terra, tra il marciapiede e la fila di auto parcheggiate (oppure lungo i controviali). Il primo tratto, si legge sul sito del Comune, “sarà percorribile entro metà maggio fino ai Bastioni di Porta Venezia; si procede quindi entro metà giugno in corso Buenos Aires per arrivare in viale Monza – Sesto Marelli a fine luglio”. L’itinerario San Babila-Marelli è uno dei più trafficati della città ed è anche collegato dalla linea rossa della metropolitana: renderlo “bike friendly” potrebbe davvero spingere molti cittadini a scegliere la bicicletta per fare il tragitto casa-ufficio (o casa-scuola/casa-università da settembre in poi).
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Come riusciranno a terminare i lavori entro dicembre? Tracciando in strada dei percorsi ciclabili lungo i marciapiedi (e tra il marciapiede e la sosta); disegnando allargamenti dei marciapiedi nei punti dove risultano più stretti; mettendo nuove segnaletiche; trasformando alcuni controviali in Zone 30. Gli interventi del piano del Comune verranno fatti nei seguenti tratti della città: viale Certosa, viale Zara – viale Fulvio Testi; viale Romagna – viale Campania – viale Molise; viale Famagosta – via Faenza; direttrice Legioni Romane – Berna – Zurigo e direttrice Bussa – Farini – Cimitero Monumentale. Entro la fine dell’estate, inoltre, verrà inaugurata la ciclabile Monterosa, che collegherà Amendola a Buonarroti. Qui sotto potete vedere la mappa dei vari percorsi all’interno del progetto (foto: Ufficio Stampa Comune di Milano):

Tre questioni da sollevare: le perplessità dei negozianti, il traffico e la stagione invernale

Il progetto di Milano, in un certo senso, rivoluzionerà la mobilità urbana. Lo spostamento degli stalli di parcheggio dal marciapiede al centro della strada, inevitabilmente, comporterà un restringimento delle corsie dedicate alle automobili. Diversi commercianti, infatti, stanno già manifestando indignazione, soprattutto contro la realizzazione della ciclabile in corso Buenos Aires. Queste le parole di Gabriel Meghnagi, coordinatore delle associazioni delle vie milanesi per Confcommercio, riportate dal sito del Corriere della Sera:

“Il Comune decide senza dare tempo al confronto, i negozi arrivano da tre mesi d’inferno. E Buenos Aires non è una arteria da pista ciclabile”.

Le perplessità dei commercianti nascono dal timore di avere meno clienti a causa della diminuzione delle corsie per le auto (e dei relativi parcheggi), ma secondo Marco Ferrari, presidente dei Genitori antismog, “i negozianti sovrastimano i clienti in auto”. Un altro potenziale “contro” dei nuovi percorsi ciclabili a Milano riguarda l’aumento del traffico dovuto al restringimento delle corsie per i mezzi a motore. A tal proposito c’è da fare un’osservazione: nei prossimi mesi cambieranno gli orari della città (ad esempio tramite l’accesso scaglionato in ufficio e i nuovi orari dei negozi), molti lavoratori proseguiranno con lo smart working e l’orologio biologico di Milano subirà un inevitabile stravolgimento. Tutto ciò verrà fatto con l’obiettivo di evitare gli orari di punta, e quindi gli ingorghi di persone nelle strade durante le medesime fasce orarie. Insomma, nel breve-medio termine la situazione del traffico non dovrebbe essere un problema, ma quando torneremo alla normalità sarà un discorso da affrontare.
La terza questione da sollevare è sulla stagione invernale. Quando farà freddo e pioverà, in molti smetteranno di usare la bici e opteranno per l’auto privata o i mezzi pubblici, creando maggiori situazioni di affollamento. Il rischio purtroppo è presente, ma ci sarebbe anche senza i 35 nuovi chilometri di piste ciclabili. Dunque bisognerebbe mettere i ciclisti nelle condizioni di circolare in sicurezza anche col brutto tempo. Qui, però, si aprirebbe un altro (lunghissimo) capitolo.

Tante altre città seguiranno Milano. Sarà un’Italia più bike friendly?

L’idea di Milano è fattibile, ha costi contenuti e sta ispirando tante altre città d’Italia. A Roma, secondo una direttiva dell’Assessorato alla Città in Movimento, è previsto un piano per una nuova rete di piste ciclabili da realizzare in poco tempo, così da offrire un’alternativa all’automobile; ancora, però, non sono state comunicate le tempistiche dell’operazione. Proposte simili sono state portate avanti a Bologna, Brescia, Bolzano, Pesaro e Ferrara. La realizzazione di percorsi ciclabili temporanei (con segnaletica orizzontale e verticale) è stata richiesta a gran voce anche a Siracusa da ben 40 associazioni. E a Napoli, secondo ‘Il Mattino’, diversi architetti stanno conducendo uno studio per rivoluzionare la rete ciclabile sul territorio della VI municipalità del Comune.
Insomma, nella maggior parte delle città d’Italia si sta raggiungendo la consapevolezza che la bicicletta potrebbe essere il mezzo ideale per affrontare la Fase 2 del Coronavirus. Come in ogni aspetto della vita, non puoi fare dei grandi cambiamenti senza rinunciare a qualcosa: non si possono aumentare i chilometri dei percorsi ciclabili (in tempi così brevi) senza togliere spazio alle auto. Il nuovo piano per la mobilità funzionerà? L’unico modo per saperlo è fare azioni concrete, ed è per questo che Milano ha preso la direzione giusta.
(foto di copertina: Wikipedia)

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