Coronavirus, il fiuto dei cani riconosce il virus Covid-19? “Potremo usarli negli aeroporti”

coronavirus-il-fiuto-dei-cani-riconosce-il-virus-covid-19-potremmo-usarli-negli-aeroporti

Davvero il fiuto dei cani riconosce in un attimo il virus Covid-19? Se tutto va bene, incredibilmente sì, secondo lo studio che si sta portando avanti al Medical Detection Dogs di Londra sulla possibilità di un impiego strategico dei quadrupedi per fermare il Coronavirus. Manca poco, e poi potremo usare i cani negli aeroporti per individuare persone contagiate. Ai quadrupedi basta mezzo secondo per capirlo, ce lo spiega Aldo La Spina, ricercatore italiano lavora con il MDDI sull’impiego dei cani nell’individuazione dei tumori.
Una lotta dai connotati emozionanti: il miglior amico dell’uomo che si impegna per salvare l’uomo.
Cerchiamo di capirne di più: continua a leggere sotto.

Coronavirus, il fiuto dei cani riconosce il virus Covid-19?

È ormai scientificamente provato che l’olfatto canino più sviluppato sia in grado, dopo un adeguato periodo di addestramento dell’animale, di riconoscere la presenza di tumori con un tasso di precisione che arriva al 98% – anche in uno stadio di assoluta precocità – e perfino di individuare persone affette da malaria. Così un team inglese di ricerca sta facendo una corsa scientifica per capire se possiamo sfruttare l’olfatto dei cani per individuare la presenza del virus. Sulla base di un principio, quello secondo cui alcune malattie respiratorie cambiano il nostro odore corporeo. E i cani sono i primi ad accorgersene, nonché i più adatti per capacità naturali e prossimità all’uomo. Vediamo di cosa si tratta.
>> LEGGI ANCHE: Coronavirus e spesa: perché è meglio usare le monete che le banconote

 

Il centro che per primo ha portato avanti questi metodi e che è universalmente riconosciuto come il punto di riferimento mondiale nella sperimentazione delle tecniche di diagnosi grazie all’olfatto canino è il Medical Detection Dogs di Milton Keynes, nella campagna appena fuori Londra. È di pochi giorni fa la notizia che, insieme al centro e il Dipartimento di Malattie Infettive della London School of Hygiene & Tropical Medicine che è parte di ARCTEC (uno dei più importanti centri di ricerca specializzata inglesi), abbia deciso di testare i cani anche sulla ricerca dei portatori del virus Covid-19, certi di ottenere risultati altrettanto buoni.
Continua a leggere sotto

 

La dott.ssa Claire Guest, fondatrice e amministratore delegato del Medical Detection Dogs, ha dichiarato poche ore fa al quotidiano inglese The Mirror di essere assolutamente ottimista dato che “ci sono già stati così tanti risultati fantastici nel lavoro dei cani per rilevare le malattie umane che credo possano essere addestrati per fiutare anche il Covid-19. Già sappiamo che altre malattie respiratorie cambiano il nostro odore corporeo e se c’è un effluvio distinto, siamo certi che i cani lo rileveranno. Questo sistema offre un modo rapido, efficace, non invasivo ed economico per fare il lavoro. I cani possono avere un grosso impatto sulla diffusione di questa malattia mortale. La loro abilità è incredibile”.
>> LEGGI ANCHE: Viaggi in aereo, faremo i test sierologici prima di imbarcarci?

Come possiamo utilizzare i cani contro il Coronavirus?

Adesso la priorità è trovare campioni di tessuto indossati dai pazienti affetti da Coronavirus (oltre alle stesse mascherine, pare che le calze di nylon o tessuti acrilici funzionino al meglio) da dare ai cani per comprendere se possono rilevare qualcosa. Ci vorranno circa otto settimane perché si possa avere una risposta certa e univoca dalle reazioni gli animali a cui poi basterà solo mezzo secondo di tempo per capire se un soggetto è contagiato o meno.
“Se la sperimentazione funziona, tra qualche mese ci potrebbero essere diverse applicazioni del loro lavoro” ci dice Aldo La Spina, responsabile tecnico della MDDI, la filiale italiana del centro britannico, che lavora insieme alla facoltà di Veterinaria della statale di Milano alla ricerca sull’uso dell’olfatto canino nel riconoscimento dei tumori. “I cani potrebbero – ad esempio – essere usati negli aeroporti alla fine della pandemia, potendo testare 750 persone in fila allo sbarco in meno di un’ora. In questo modo riconoscendo subito chi è ancora affetto dal virus prima che entri nel paese, verrebbe bloccato sul nascere un focolaio che indurrebbe la seconda ondata. In Italia invece al momento ci dedichiamo solo alla ricerca di cellule tumorali presenti in campioni biologici e non ancora sul Covid”.
>> LEGGI ANCHE: Coronavirus, è meglio usare gli asciugamani di carta per evitare il contagio 

Quali cani possono fiutare il Coronavirus?

“Più o meno tutti i cani sono adatti a fare questo lavoro perchè più che la capacità dell’olfatto, conta soprattutto l’approccio al lavoro del cane stesso e il suo carattere che deve essere collaborativo, socievole, con un certo senso della relazione e del dovere“, conclude Aldo La Spina. “I cani da pastore e i labrador, quindi, sono l’ideale, meglio se già maturi e quindi sopra i due anni di età”.
All’interno di uno spazio neutro e senza distrazioni – come ad esempio un laboratorio universitario”, continua La Spina, “ai cani verranno fatti annusare i vari campioni di tessuto, alcuni di persone malate di Covid-19, altri di persone sane o con malattie differenti: attraverso il gioco e il relativo premio e senza mai alcun genere di punizione, viene insegnato al cane a riconoscerne la differenza e a segnalarla con sedute che non vanno oltre i 20-30 minuti perché non si stanchi. La ripetizione del lavoro permette all’animale di essere sempre più preciso”.

> se hai trovato interessante questo articolo, iscriviti alla nostra newsletter compilando il form qui sotto!

 

LEGGI ANCHE

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Pubblicità

Potrebbe interessarti anche...