Coronavirus: l’uomo può trasmetterlo a cani e gatti (non il contrario)

Coronavirus: l'uomo lo trasmette a cani e gatti (non il contrario)

Il Coronavirus è l’uomo che può trasmetterlo a cani e gatti, non il contrario. Dopo le notizie di cani e gatti risultati positivi al COVID-19, e con 7 milioni di cani e altrettanti di gatti nelle case degli italiani, si era diffuso il timore che i pet potessero essere veicolo di contagio. Un documento della divisione veterinaria dell’Istituto superiore di Sanità ora però pone un punto fermo: un umano positivo al Coronavirus, sintomatico o meno, potrebbe infettare cani e gatti, ma questi pet allo stato attuale delle conoscenze non sono veicolo di contagio verso gli umani.

Non esiste alcuna evidenza che gli animali domestici giochino un ruolo nella diffusione di SARS-CoV-2 che riconosce, invece, nel contagio interumano la via principale di trasmissione. Tuttavia, poiché la sorveglianza veterinaria e gli studi sperimentali suggeriscono che gli animali domestici siano, occasionalmente, suscettibili a SARS-CoV-2, è importante proteggere gli animali di pazienti affetti da COVID-19, limitando la loro esposizione.

Così recita il documento ufficiale dell’Istituto Superiore di Sanità, ed è bene anche inquadrare le dimensioni del fenomeno. Attualmente, in tutto il mondo, a fronte di oltre 2 milioni di persone infettate, sono solamente 4 i pet risultati positivi al Coronavirus: 2 cani e 2 gatti. Si tratta di 2 cani di Hong Kong, un volpino e un pastore tedesco, entrambi con proprietari positivi e che si sono negativizzati autonomamente, e di 2 gatti, uno sempre di Hong Kong e uno belga, di cui il primo senza sintomi e il secondo con vomito e diarrea, anch’essi con proprietari positivi al COVID-19 e anch’essi in seguito negativizzati spontaneamente.

Pur non trattandosi di animali domestici, c’è poi il caso di alcuni felini dello zoo del Bronx di New York, risultati positivi con sintomi come tosse e inappetenza e probabilmente contagiati da un inserviente asintomatico.

Scrive ancora la divisione veterinaria dell’Istituto superiore di Sanità:

Il dato, per quanto limitato a poche osservazioni, merita attenzione. A questi casi di infezione avvenuta naturalmente, si stanno infatti aggiungendo i risultati degli studi sperimentali effettuati in laboratorio su alcune specie domestiche. Questi confermerebbero la suscettibilità del gatto, del furetto e, in misura minore, del cane all’infezione da SARS-CoV-2.

SARS-CoV-2 è un virus di cui si conosce ancora poco, ed è importante ovviamente monitorarne l’evoluzione sotto ogni aspetto, compresa la possibile trasmissione da uomo a pet. Tuttavia, se vivendo in ambienti a forte circolazione virale a causa della malattia dei loro proprietari, non è inatteso che anche gli animali possano, occasionalmente, contrarre l’infezione, non esiste alcuna evidenza che cani o gatti giochino un ruolo nella diffusione epidemica di SARS-CoV-2 che riconosce, invece, nel contagio interumano la via di trasmissione.

La raccomandazione, nel caso di persone positive al Coronavirus, è dunque quella di adottare comportamenti che riducano il rischio di infezione degli animali di casa, evitando le effusioni, il contatto ravvicinato con l’infetto e altre forme di contatto potenzialmente pericolose come quella con la ciotola del cibo o la lettiera. Negli altri casi invece l’ISS ricorda come passare del tempo con il proprio animale domestico e accompagnare il proprio cane nell’uscita quotidiana (nel rispetto della normativa) contribuisce a mantenere in salute noi stessi e i nostri amici animali.

> Leggi anche: Come il fiuto dei cani potrebbe riconoscere il Coronavirus

Photo by Adrianna Calvo from Pexels

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