Coronavirus, 7 falsi miti sul cibo ai tempi del Covid-19

Coronavirus, 7 falsi miti sul cibo ai tempi del Covid-19

I falsi miti sul cibo e sull’alimentazione ai tempi del Coronavirus possono rivelarsi un problema, soprattutto se diventano virali cominciando a diffondersi in maniera incontrollata. A causa della clamorosa mole di informazioni sul nuovo Coronavirus, è purtroppo facile imbattersi in fake news o in notizie sensazionalistiche prive di fondamento scientifico. A tal proposito esistono anche tantissimi fasi miti sul cibo e sull’alimentazione, come quello sulla Vitamina C e l’acido ascorbico di cui abbiamo parlato durante i primi giorni del lockdown. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha sempre ribadito che non esistono alimenti o regimi alimentari miracolosi che ci proteggono (o addirittura aiutano a guarire) dal Covid-19. Certo, ci sono degli alimenti che in questo periodo di stress e sedentarietà è meglio mangiare o evitare, oppure dei rimedi naturali indicati per aumentare le nostre difese immunitarie, ma la possibilità di contrarre o meno l’infezione non dipende da cosa ingeriamo durante i pasti.

I falsi miti sul cibo ai tempi del Coronavirus

I falsi miti sul cibo ai tempi del Coronavirus sono in abbondanza e continuano a moltiplicarsi nei meandri della rete. Gli effetti antibatterici dell’aglio contro il Covid-19, la dieta chetogenica che ci protegge dalla malattia, i benefici miracolosi dell’acqua calda col limone ma non solo: sul web e sui social circolano tante, troppe inesattezze (prive di evidenze scientifiche) che hanno bisogno di essere chiarite e sfatate.

L’aglio non protegge dal Coronavirus

Secondo più studi, l’aglio avrebbe delle proprietà antibatteriche che derivano da alcuni suoi composti attivi (ad esempio il disolfuro di diallile). Diversi esperti, dunque, sostengono che sia potenzialmente in grado di proteggerci da batteri come la salmonella e lo stafilococco aureo. Ma non esistono evidenze di azione preventiva nei confronti del nuovo Coronavirus. A ribadirlo è stato anche il Ministero della Salute.

L’acqua calda col limone non disinfetta l’organismo e non “uccide” il Coronavirus

Punto primo: le bevande calde non “uccidono” il nuovo Coronavirus perché, come si legge sul sito del Ministero della Salute, “il virus è in grado di resistere e replicarsi alla temperatura corporea che è di circa 37°”. Punto secondo: il limone è un’ottima fonte di Vitamina C (che può rinforzare le difese immunitarie) ma non ha alcuna proprietà protettiva/curativa contro il Covid-19. Unendo le due cose, su Facebook sono circolati diversi video virali che sostenevano che l’acqua calda con tante fette di limone potesse combattere la malattia: falso!
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La Vitamina C non previene e non cura il Coronavirus

Non ci sono prove scientifiche che la Vitamina C, contenuta in abbondanza negli agrumi, sia in grado di prevenire e/o curare il virus Sars-Cov2. Grazie ai suoi poteri antiossidanti stimola l’attività di alcune cellule del sistema immunitario, ma c’è una bella differenza tra questo fatto e dire che arance, mandarini e limoni combattono il nuovo Coronavirus. E attenzione, perché un eccesso di Vitamina C (più di 90 mg al giorno) nella nostra dieta favorisce la sintesi di calcoli renali.

I cibi con un pH superiore al pH del virus non ci aiutano a guarire

Secondo il magazine online scientifico ‘ScienceAlert’, un pH inferiore a 7,0 è considerato acido, un pH di 7,0 è neutro e un pH superiore a 7,0 è alcalino. A tal proposito, un altro falso mito sul cibo sostiene che il virus può essere curato mangiando alimenti con un pH (livello di acidità) superiore al pH del virus. Tuttavia non ci sono prove che indichino che il cibo possa influenzare i livelli di pH del sangue, delle cellule o dei tessuti, per non parlare della cura delle infezioni virali. Dunque, gli alimenti “alcalini” (frutta, verdura, frutta secca, curcuma) non hanno alcun ruolo nella guarigione e nella prevenzione dal nuovo Coronavirus.

La dieta chetogenica non contrasta il Coronavirus

Di questo regime alimentare abbiamo già parlato: si tratta di una dieta ipocalorica ricca di grassi e povera di carboidrati. Secondo uno studio dell’Università di Yale, pubblicato sulla rivista Science Immunology, questa sarebbe in grado di contrastare alcuni virus influenzali perché attiverebbe un gruppo di cellule T polmonari che migliorano la produzione di muco nelle vie respiratorie. Molte persone, però, hanno interpretato male questa ricerca, estendendola anche al nuovo Coronavirus (che non è una classica influenza, nel caso ci fosse ancora bisogno di ribadirlo…). Lo studio dell’Università di Yale, inoltre, è stato effettuato sui topi, ed è per questo che va preso con tantissima cautela.
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Bere tanta acqua non “lava” il virus dalle vie aeree

Bere tanta acqua lava il virus dalla vie aeree e lo spinge nello stomaco dove viene distrutto dall’acido? Niente di più falso. Dunque, un’idratazione corretta (tra i 1200 ml e i 2000 ml al giorno, ossia 6-10 bicchieri) non aiuta a combattere il virus. Ma fa bene per tantissime altre ragioni.

Le proteine non ci proteggono dall’infezione

Mangiare proteine fa bene, soprattutto se sei uno sportivo. Questi composti organici, infatti, svolgono un ruolo fondamentale nella formazione dei tessuti muscolari, delle ossa, dei tendini e dei legamenti attraverso il collagene. Non esistono, però, evidenze che superare la normale dose giornaliera di proteine (0,8 g per kg di peso corporeo, se non si svolgono attività fisiche pesanti) fornisca benefici al sistema immunitario.
(Foto: matthiasboeckel / Pixabay)

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