Di corsa sull’Everest e ritorno, da solo. L’ultima impresa di Kilian Jornet

Su e giù per l’Everest di corsa, da solo. È la sfida di Kilian Jornet y Burgada alla montagna più alta della Terra, che parte il 7 agosto 2016.

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Il progetto

Con l’attacco all’Everest lo skyrunner spagnolo arriva alla conclusione del suo progetto Summit of my life. Raggiungerà la cima in stile alpino lungo la parete Nord, cercando di stabilire il record di velocità in ascesa e discesa, senza ossigeno e corde fisse. Un tentativo che lo porterebbe nella storia, dopo le corse folli da record che fra il 2012 e 2016 lo hanno portato a correre su Monte Bianco, Cervino, Elbrus, McKinley e Aconcagua.

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L’impresa

I tentativi di Kilian si svolgeranno in 2 mesi a partire dal 7 agosto. Per lui sarà la prima volta oltre gli 8mila e sarà accompagnato da un alpinista (Jordi Tosas), una guida alpina e un operatore video. “Sono ansioso di iniziare”, ha dichiarato, “Le vette di “Summit of my life” mi hanno sempre portato oltre i miei limiti e credo che questa volta non sarà diverso “.
L’idea è di raggiungere gli 8848 metri con una singola corsa senza fermarsi nei campi in quota. Per questo si sta preparando da mesi in alta quota sulle Alpi, in modo da non attendere troppi giorni per attaccare la sommità una volta trasferitosi in Himalaya.

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Le tappe

Chi vuole scalare l’Everest può farlo andando al cinema a vedere la tragedia narrata da Jon Krakauer in Aria sottile, o può farlo davvero, e anche senza troppa esperienza (a suo rischio e pericolo), sborsando almeno 30 mila dollari. Il runner-scalatore-scialpinista catalano lo farà da solo con le proprie gambe: partirà dall’ultimo centro abitato prima della cima, il monastero di Rongbuk, in Tibet,  con la missione di raggiungere la vetta e ritornare al monastero. Correrà per 30 km per arrivare al campo base a 6.500 metri lo (Zombie Camp), per poi salire fino alla vetta. Il tutto, come detto, in stile alpino e con materiale leggero, il che significa maggiore velocità, ma anche aumento dei rischi.

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