Vulcani, laghi rosa, natura e buona cucina: meraviglioso viaggio in Provenza sulla Ciclabile del Rodano

Come fare a tappe oltre mille km da Lione al Mediterraneo, attraversando la Provenza e la Camargue, un viaggio in bici nel cuore d'Europa

Il villaggio medievale di Rochemaure, arroccato su un picco vulcanico
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La Via Rhona e la Provenza in bici sono meravigliose per chi ama gli itinerari di cicloturismo: nell’estate 2022 abbiamo percorso il classico itinerario a tappe da Lione alla Camargue e successivamente, unendo i numerosi percorsi ciclabili della Provenza, abbiamo raggiunto l’Italia a Ventimiglia dopo un migliaio di km in sella.
La Francia in bici, chi la prova non la molla più: fare cicloturismo nella Valle del Rodano, attraversare Provenza e Camargue in bicicletta, è un’immersione nella natura e nella cultura dell’Europa.
Guarda la gallery del nostro viaggio, luoghi emozionanti che ti faranno innamorare della Provenza e ti faranno venire voglia di partire.

 

Come fare la Via Rhona e Provenza in bici: itinerario, mappa e tappe sulla Ciclabile del Rodano

La Via Rhona è un viaggio in bici di 18 giorni, da Lione a Ventimiglia, fra parchi e borghi, mare e montagna, saline e foreste, pasti, pastis e incontri formidabili.
1030 chilometri, circa 120 ore in bici, 7300 m di dislivello (tutti nella seconda metà del viaggio). A passo lento, da cicloturisti.
Ora ve lo racconto.Le saline di Giraud, meraviglia della natura

Abbiamo preso come riferimento per la partenza del nostro viaggio la Via Rhona, ovvero la ciclabile del Rodano: fa parte di Eurovelo 17 e misura 815 km, inizia da Ginevra in Svizzera a termina Port Saint Louis du Rhone in Francia, più precisamente nel parco naturale della Camargue.
Siamo partiti da Lione, a circa metà della Via Rhona, comoda da raggiungere in treno dall’Italia.
Una volta giunti alla fine della ciclabile, a Plage Napoleon, abbiamo deciso per una variazione sul tema, attraversando i numerosi parchi naturali della Provenza (Alpilles, Luberon e Verdon) e giungendo infine a Ventimiglia, comoda per tornare a Milano in treno. Tenuto conto dei numerosi scioperi e dei voli cancellati nell’agosto 2022, spostarsi in treno è stata davvero un’ottima idea.

Si tratta di un viaggio sempre più amato da chi vuole scoprire la Francia in bici, indimenticabile per chi lo fa per la prima volta. L’ho raccontato giorno per giorno su Instagram: qui il mio diario, con gli highlight quotidiani e alcune foto scelte.

Ah, puoi leggere anche dei mio viaggio in bici nei Balcani, o di quello sempre in bici in Lituania, Lettonia e Curlandia.

 

1. Lyon / Vienne / Sablons

Oggi è andata così: ponti, pioggia, ponti, pranzovotodieci, ponti. Le cose più significative da segnalare:

1.Valle del Rodano, zona vinicola.

2. Viaduc de la Méditerranée: con i suoi 124 metri, nel 1950 detenne il record mondiale per la più lunga campata dei ponti ferroviari in cemento armato con doppia rotaia sospesa.

3. Spiedini e salsicce: l’eccellente pranzo al Café du Centre a Vienne.

4. Vienne, tra le più importanti città romane di Francia: il tempio di Augusto e Livia.

5. Pont Routier de Chasse, Givors.

6. Monumento, Seconda Guerra Mondiale

 

2. Sablons/ Valence / Charmes-sur-Rhône

Abbiamo pedalato tutto il giorno sotto al sole, ma chi poteva immaginare che il momento più impegnativo e gratificante della giornata sarebbe stato il concerto blues rock al campeggio?

Direttamente dalla più ispirata penna dei Cohen, la trama è più o meno questa: prendi la festa della mietitura di “Fratello dove sei”, togli George Clooney e mettici il doppio dei trattori e il triplo degli alcolici.
Dovrei farmi la doccia ma ormai sono troppo preso e voglio vedere come va a finire.

1. I ponti, enormi, sul Rodano, enorme.

2. La Via Rhôna: 815 chilometri di percorso ciclabile – ma davvero ciclabile – che parte da Ginevra e raggiunge il Mediterraneo.

3. Renè, non sento la Francia!

4. Siamo incappati casualmente nelle finali nazionali di questa roba che è tipo la giostra medievale, solo che ci sono le barche al posto dei cavalli. Le regole sono semplici: chi cade in acqua perde e tutti devono bere tonnellate di birra.

5. La pausa pranzo ci è costata come una vacanza a Dubai.

6. Passerelle Marc-Seguin (Tournon-sur-Rhône): uno dei più antichi ponti sospesi di Francia.

7. La Maison des Tetês (la casa delle teste) a Valence

 

3. Charmes-sur-Rhône / Montélimar / Bourg-Saint-Andéol

Pare di capire che nei campeggi francesi il concerto folk blues serale sia un dovere di Stato.

Rispetto a quello di ieri: togli i trattori, aggiungi il pubblico del Number, togli le paste, aggiungi il pastis.

1. Centrale nucleare di Cruas: fa davvero impressione vederla così da vicino, dal tetto esce vapore e dal basso una cascata d’acqua che finisce dritta dritta nel fiume. Nota di colore: lì sotto un tizio pescava.

2. Il villaggio medievale di Rochemaure, arroccato su un picco vulcanico.

3. Le vie di Beauchastel.

4. Il castello di Cruas.

5. Caillette ardéchoise, una sorta di paté con verdure.

6. La statua di San Michele Arcangelo, grossa vera, nei paraggi di Viviers.

7. Viviers: bar di pescatori sulle rive del Rodano

 

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4. Bourg-Saint-Andéol / Mornas / Avignon

Oggi, seguendo il Rodano, siamo finalmente giunti in Provenza.

Avete presente quel film di Johnny Depp, quello del cioccolato ambientato in un incantevole paesino provenzale?
Ecco, cancellate tutto. Tutto. Nel raggio di cento chilometri.

Al posto dell’ombroso villaggio provenzale piazzateci Tombstone, sotto un sole da quaranta gradi, proprio nel mezzo di infinite distese di sterpaglie. Se necessario togliete eventuali laghetti, stagni, fontanelle e sostituiteli con cementifici e cave di marmo.
Vabbè, oggi si dorme in albergo, stasera niente concerto folk. Nemmeno quello.

1. La rocca di Mornas.

2. L’arrivo a Pont-Saint-Esprit. Nel 1951 questo piccolo borgo sul Rodano occupò le pagine di cronaca per una caso di allucinazione di massa passato alla storia come “il caso del pane maledetto”.

3. “L’oggetto misterioso”: nessun suggerimento, non vale usare Google.

4. Avignone: il palazzo dei papi.

5. Il festival di teatro di Avignone si è concluso proprio settimana scorsa

 

5. Avignon / Aramon / Tarascon

Oggi abbiamo fatto una faticosissima tappa di defaticamento: Avignon, Aramon, e Tarascon.

Sono tre moschettieri dell’Occitania, uguali ai tre moschettieri, ma malvagi. Ognuno porta con sé un dono della morte: Avignon gli occhi arrossati, Aramon la secchezza delle fauci, Tarascon gli improvvisi cali di pressione.

Praticamente come la marijuana, solo che non fa ridere.

1. “Sur le pont d’Avignon / On y danse, on y danse / Sur le pont d’Avignon / On y danse tous en rond”. Il ponte di Avignone (pont Saint-Bénézet) era una vera e propria megastruttura dell’antichità. Le inondazioni del 1669 lasciarono in piedi solo le quattro arcate attuali, ma in principio l’opera contava ben ventidue campate. Eh sì, perché in foto si vede solo un piccolo pezzo di Rodano: quella a sinistra non è la sponda, ma un’isola in mezzo al fiume.

2. L’Abbazia di Saint-Roman è proprio una storia: questo coso sta sulle colline prima di Tarascona ed è un monastero paleocristiano scavato direttamente nella roccia da monaci trogloditi. Non siamo potuti salire perché tutte le strade sono chiuse a causa di incendi, però il drone non lo sa e ci va lo stesso.

3. Così, tutto il dì.

4. La torre di Filippo il Bello, un vero cattivone dei bei tempi andati

 

6. Tarascon / Saint-Gilles / Saintes-Maries-de-la-Mer

Assurda questa cosa dei pregiudizi, che tutti dicevano: ahah andate in Camargue, ahah la patria delle zanzare, ahah l’Autan non vi servirà a niente, ahah ahah ahah.

E invece oggi con le nostre biciclettine siamo arrivati in Camargue, ci siamo fermati trenta secondi a sistemare le borse e bere un goccio d’acqua, siamo stati punti da cinquecento zanzare. Ovunque. Cinquecento. In trenta secondi.

Siamo ripartiti subito subito, dritti dritti, senza soste per i trenta chilometri che ci separavano da Saintes-Maries-de-la-Mer, proprio come quel treno dietro la collina che non fa più fermate.

I pregiudizi, tzè.

1. L’abbazia di Saint-Gilles. Quattro erano le vie in terra francese che conducevano a Santiago de Compostela: Le Puy, Vezelay, Parigi e – appunto – Saint-Gilles.

2. La Tarasca di Tarascona, mostro mitologico che devastava i paesi di Provenza finché santa Marta di Betania, lì di passaggio, non la rese innocua a furia di “Ave Maria”. Mica come Tarantasio, il drago di Lodi, che per farlo fuori ci è dovuto andare Umberto Visconti in persona, con tanto di scudo e spada.

3. Le assolate vie di Tarascona.

4. Trattore 1 – Cicloturisti 0.

5. Un altro generoso pranzo dal minimarket, tra un canale di scolo e una pietraia.

6. Quattro sono le bestie della Camargue: il cavallo bianco, il toro nero, il fenicottero rosa e la zanzara tigre.

7. Oratoire de la cros couverte, Beaucaire.

8. Aspettando il traghetto

 

7. Saintes-Maries-de-la-Mer / Pont-Saint-Esprit / Salin de Giraud

Che ieri sera a Saintes-Maries-de-la-Mer, la capitale della Camargue, eravamo presi un po’ male: duecento ristoranti e menù in quattro lingue che comprendeva Lasagne Bolognesa, Pizza Pepperoni e Calamari à la Romana.

1. Vabbè, il mare rosa non l’avevo mai visto. Ma davvero. Che poi è un’alga – duniadella salina – che viene mangiata da un crostaceo – artemia salina – che viene mangiato dai fenicotteri – phoenicopterus linnaeus – che diventano rosa. Perché sì, loro nascono bianchi.

2. Eccoli, sono rosa, giuro.

3. Il sale in Camargue, che sembra neve.

4. Digue à la mer, una struttura artificiale del diciottesimo secolo che arginava le piene invernali nella laguna. L’ho già detto che il mare rosa non l’avevo mai visto?

5. Se vedi questo sei arrivato alla fine della Via Rhona, proprio al chilometro zero (o al chilometro ottocentoquindici, dipende da dove parti).

6. Cavalli bianchi dell’antica razza Camargue. Istruiti a condurre i tori alla “Corsa della coccarda”, una corrida incruenta tipica della regione.

7. Plage Napoléon: proprio il chilometro zero. O ottocentoquindici.

8. Una delle poche vere cene della vacanza, che qui i ristoranti chiudono alle 20:30, proprio quando siamo sotto alla doccia

 

8. Salin de Giraud / Arles / Fontvieille

Oggi abbiamo salutato la Camargue e ci siamo diretti a nord verso il parco naturale regionale delle Alpilles. Ecco, bisogna sapere che la strada che esce dalla Camargue e porta ad Arles è un drittone di quaranta chilometri senza alberi e sotto al sole.

Il fatto è che nel momento di maggiore difficoltà, proprio a metà drittone e senza più acqua, abbiamo cominciato a sognare un ristorantino con i tavolini all’ombra e del fresco vin rosé. E Google Maps ci ha detto che ce n’era uno a dieci minuti di bici. E ci abbiamo mangiato veramente.

1. Le saline di Giraud. C’era il camioncino che vendeva il mio sale preferito in cento gusti diversi. Sì, ho un sale preferito. E comunque il mare rosa non l’ho mai visto.

2. Bere in Francia costa. Costa tanto. Tranne il pastis.

3. L’imponente Abbaye de Montmajour, tra Arles e Saint-Rémy-de-Provence.

4. Se vedete questa foto vuol dire che eravamo veramente alla sagra di Fontvieille.

5. Arles, distilleria storica.

6. Il ponte di Van Gogh: ritratto in un famoso quadro del maestro, segna l’ingresso ad Arles e l’ultimo saluto alla Camargue.

7. Arles: l’arena romana.

8. Fontvieille: la sagra di paese

 

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9. Fontvieille / Saint-Remy-de-Provence / Isle-sur-la-Longue

Oggi abbiamo attraversato il parco naturale regionale delle Alpilles passando dalla Val d’Enfer, la valle dell’inferno. E nel bel mezzo della valle dell’inferno c’è Les Baux-en-Provence, un paese che – per qualche folle ragione – è stato costruito a picco su uno strapiombo.

E percorrendo la valle pensi che l’inferno dev’essere proprio così: un borgo irraggiungibile dove non si trovano nient’altro che ristoranti, negozi di souvenir e auto in divieto di sosta.

1. Il sentiero dei mulini, Fontvieille.

2. Carrières de Lumières, Baux-en-Provence: antiche cave riconvertite a teatro naturale per spettacoli multimediali.

3. Monastero Saint-Paul de Mausole, convento francescano riconvertito a ricovero psichiatrico intorno al 1600. Qui si presentò spontaneamente – dopo il crollo emotivo e l’automutilazione dell’orecchio sinistro – Vincent van Gogh. E in questa oasi di pace dipinse le sue tele più celebri.

4. Nostradamus nacque a Saint-Remy-de-Provence nel 1503. Passato alla storia per le sue profezie, fu anche scienziato e farmacista.

5. Comunque l’insalata sottovuoto spacca, davvero

6. Le vie di Saint-Remy-de-Provence.

7. La bauxite, principale fonte per la produzione dell’alluminio, prende il nome dal paese di Les Baux-de-Provence, nei pressi del quale sono state aperte le prime miniere nel 1822.

8. Salutiamo il parco naturale regionale delle Alpilles

 

10. Isle-sur-la-Longue / Gordes / Roussillon

Questa notte abbiamo dormito nel campeggio di Isle-sur-la-Longue. Non ne eravamo assolutamente a conoscenza, ma questo ridente borgo è ben famoso per ospitare – una volta all’anno – un pittoresco mercato sulle barche. E c’è una possibilità su trecentosessantacinque di beccare per puro caso il giorno dell’anno in cui avviene questa cosa meravigliosa.

1. Anche Google Maps a volte si sbaglia. E ci regala un meraviglioso arrivo a Roussillon.

2. Le “chiare, fresche e dolci acque” cantate dal Petrarca sono quelle di Fontaine-de-Vaucluse, dove il poeta soggiornò a lungo, incrociando il suo destino con quello di Laura.

3. L’iconica foto della Provenza – un monastero immerso tra campi di lavanda – è proprio qua: L’abbazia di Sénanque.

4. Gordes è una cartolina. È solo una cartolina, però, e il francobollo costa una fucilata.

5. Dallo sfondo si può intuire che siamo ufficialmente passati al rosé.

6. A Fontaine-de-Vaucluse c’è la più generosa fonte sorgiva di Francia: con i suoi 22,000 litri d’acqua ogni secondo, la Sorgue è una delle più sorgenti più  abbondanti al mondo. Vederla completamente secca è cosa rara: nelle profondità di quella voragine nera, sovrastata da un burrone impressionante che nessun grandangolo potrà mai abbracciare, si intravedono le viscere della terra.

7. Un antico mulino ad acqua per l’industria cartiera, perfettamente funzionante, a Fontaine-de-Vaucluse.

8. E quando Google Maps sbaglia, lo fa alla grande: l’arrivo a Roussillon

 

11. Roussillon / Apt / Manosque

Rosa era il colore della Camargue, qui è invece tutto rosso: rosso come Roussillon, rosso come l’ocra che viene estratta in questa regione per artisti e tintori.

Dopo Camargue e Alpilles abbiamo scorrazzato qualche giorno nel parco regionale naturale del Luberon. Oggi tappone di montagna che ci conduce alle porte dell’ennesimo parco regionale, il Verdon e le sue leggendarie gole.

1. Mines de Bruoux, nei paraggi di Gargas.

2. Apt, la città della frutta candita.

3. Cento milioni di anni fa mari ricoprivano le terre d’Apt, e sul fondo di questi mari si depositarono sabbie ricche di argilla ferrosa, la glauconite.

4. Il parco naturale regionale del Luberon.

5. Il “Sentiero delle Ocre” di Roussillon conduce ai piedi di questi giganti di roccia.

6. Pranzo provenzale, solo per gli amanti dell’aglio.

7. Sirmonde, scoperto l’assassinio del suo amato, si tolse la vita tra le falesie di Roussillon colorando per sempre le terre di rosso

 

12. Manosque / Valensole / Moustiers-Sainte-Marie

Rosa Camargue, rosso Roussillon, oggi doveva essere il turno del violetto: l’altopiano di Valensole è noto per la coltivazione della lavanda, i cui filari si estendono a perdita d’occhio. Purtroppo la stagione della lavanda in fiore è passata, ma i campi coltivati – e soprattutto l’altopiano – riempiono davvero gli occhi.

1.,Uno dei borghi più belli di Francia, Moustiers-Sainte-Marie sorge tra due speroni di roccia, attraverso i quali da secoli è appesa una stella dorata. La leggenda vuole che il cavaliere Blacas, imprigionato dai mamelucchi in terra santa, avesse fatto voto di erigere un monumento alla Madonna nel caso di un suo ritorno sano e salvo in patria.

2. L’altopiano di Valensole è effettivamente un altopiano: le nostre stanche gambe avrebbero preferito un pianopiano, ma ne è valsa assolutamente la pena.

3. Renè, non sento la Provenza!

4. Ecco la stella delle falesie: il suo peso l’ha fatta cadere per ben undici volte nel fiume sottostante: la versione attuale è del 1957 e la stella ad undici rami – emblema del crociato Blagas – è stata semplificata in una stella a cinque punte.

5. Giuro che avevo ordinato un piatto di carne e mi sono ritrovato come contorno delle bavette. Forse però un pochino me la sono cercata, perché ho ordinato un “osso bucco”.

6.Salendo a Valensole: la chiesa di Bar.

7. L’altopiano di Valensole: come Windows, ma fuori stagione

 

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13. Moustiers-Sainte-Marie / La Palud-sur-Verdon

Le gole del Verdon, momento clou di questo viaggio, sono difficili da raggiungere, difficili da visitare, difficili da abbandonare. Per questo abbiamo sparigliato il programma con una imprevista novità: due giorni nello stesso campeggio per goderci – domani – il giro della morte senza bagagli appresso.

1. Quando vi chiedono cosa sono le gole del Verdon: ecco, sono queste.

2. Lac de Sainte-Croix.

3. Gorges du Verdon: il temporale in arrivo ci ha solo sfiorati.

4. Le gole del fiume Verdon, circa 25 chilometri di lunghezza, spaccano la terra creando uno dei più grossi canyon d’Europa.

5. Stasera cenetta veramente gourmet.

6. Quando vi chiedono cosa sono le gole del Verdon: ecco, sono queste (sì, ancora, ma è impressionante).

7. Col d’Ayen, la conclusione di una lunga giornata un salita.

8. Oggi giornata relax, tenda montata e pronti per la cena ad un orario insospettabilmente sobrio.

14. Route des Crêtes

Oggi la giostra delle creste, su e giù dalle gole del Verdon. Komoot ci ha fregato: pensavamo ad un inferno di saliscendi e invece la parte più difficile della giornata è stata ancora una volta l’ora l’aperitivo.

1. Il panorama sul Var.

2. Quando sei tra le gole del fiume Verdon ti senti un po’ come in quel film della Disney con la valle perduta e i dinosauri.

3. Non ci sono i dinosauri ma ci sono gli avvoltoi, che ti arrivano vicino vicino.

4. Pranzetto con vista.

5. Lungo la “Route des Crêtes” (la “Strada delle Creste”) ci sono 14 belvedere da cui affacciarsi sullo spaventoso orrido di settecento metri. E un ristorante.

6. La “Route des Crêtes” non è l’unica strada che attraversa le gole del Verdon.

7. L’avvoltoio monaco: un incontro ravvicinato. Brividi veri.

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15. La Palud-sur-Verdon / Castellane / La Garde

Ragazzi, il parco naturale del Verdon è una trappola! Vorremmo uscirne per tornare in Italia – oramai diretti verso il parco naturale regionale delle Préalpes d’Azur – ma ogni angolo è occasione per una foto e un pastis.

Non andateci, potreste rimanerne imprigionati per mesi!

1. Castellane è dominata da un mastodontico sperone di roccia calcarea alto 180 metri, sulla cui sommità si trova Notre-Dame-du-Roc, cappella del dodicesimo secolo.

2. Uscire dal Verdon / 01: Point Sublime, una vista panoramica che segna l’inizio della fine della valle del Verdon.

3. Per le vie di Castellane.

4. Uscire dal Verdon / 02: ci avviciniamo all’ultimo parco naturale regionale del nostro viaggio, il Parc des Préalpes d’Azur. L’Italia è sempre più vicina.

5. A pranzo un rapido stop and go.

6. Uscire dal Verdon / 03: curiosando scopriamo l’esistenza della “Route Napoléon”, il percorso che dall’isola d’Elba – in nove giorni – riportò Napoleone in Francia. Tra rallysti e motorette scoppiettanti, ci accompagnerà fino a Nizza: quasi cento chilometri a dita rigorosamente incrociate.

7. Uscire dal Verdon / 04: dai, domani si esce per davvero, promesso. A malincuore, però.

8. L’arrivo al campeggio di La Garde.

 

16. La Garde / Le Logis du Pin / Cabris

Il programma di oggi era: tappone montano per lasciarsi alle spalle il Verdon, rapida visita a Grasse, infine direzione mare col cuore e la testa già in Italia.

Invece l’ennesimo, tragico incidente di percorso, che oramai si potrebbe chiamare “la maledizione del Verdon”: abbiamo trovato sulla nostra strada la sagra di paese di Cabris.

Quindi: niente Grasse, niente mare, niente Italia.

Non c’entra nulla con questo viaggio, ma un ultimo, doveroso, saluto: ciao Piero, se sono la persona che sono lo devo anche – sopratutto – a uomini come te.

1. Piccola, magra, affamata, ferita: la volpe per fortuna non si è avvicinata a noi, è fuggita. Le abbiamo lasciato un po’ di pane oltre il margine della strada, sperando di aver fatto la cosa giusta.

2. Saint-Vallier-de-Thiey: La “Route de Napoléon”, tutta curve e saliscendi, attraversa i boschi del Parco naturale regionale delle Prealpi Azzurre.

3. Dalle aspre gole del Verdon ai boschi montani: i paesaggi – e le temperature – cambiano nel giro di pochi chilometri.

4. La vista dagli alti di Escragnolles.

5. Nei paraggi di La Colette: la nostra voglia di un pranzetto caldo rimarrà delusa.

6. Chapelle Notre-Dame de Gratemoin, del XII secolo, poco dopo Séranon.

7. Cena in vaschetta alla sagra di Cabris.

8. Cabris: la festa patronale di San Rocco.

 

17. Cabris / Grasse / Peillon

Breve storia triste.

Oggi dovevamo arrivare a Ventimiglia. Siamo arrivati solo a dieci.

1. Cannes: Palais des Festivals.

2. Grasse, da secoli nota come la capitale dei profumi, sorge tra campi di gelsomino e di rose.

3. Cagnes-sur-Mer, Costa Azzurra.

4. “Qui sbarcò Napoleone nel 1815”: il chilometro zero della Route Napoléon, a Golfe Juan.

5. A Grasse si svolgono le vicende di “Profumo” di Süskind, la macabra ossessione di un giovane dall’olfatto sovrumano alla ricerca dell’essenza perfetta.

6. Ottimo pranzetto di pesce in Costa Azzurra, che ci ha fatto finire i soldi e perdere il treno.

7. Grasse: Museo Internazionale della Profumeria.

8. La Costa Azzurra dal belvedere di Cabris

 

18. Peillon / La Turbie / Ventimiglia

Dopo inaspettati e imprevisti colpi di scena – ovviamente a poche pagine dal finale, come prevede una buona scrittura – eccoci infine giunti in Italia.

1. Peillon, borgo arroccato tra i più belli di Francia.

2. Per tornare in Italia dovremo costeggiare il “Parc de la Grand Corniche”. La giornata – come si dice – comincia in salita.

3. Nelle aspre colline tra Peillon e La Tourbie solo noi e i cavalli. Ma per davvero.

4. La lunga discesa da La Tourbie fino al mare è da brividi, ma la vista su Monaco è spettacolare.

5. La messa di Ferragosto a Notre-Dame de Laghet.

6. Oggi l’ennesimo scherzo di Komoot, proprio quando dovevamo assolutamente arrivare per tempo e prendere il treno. Visti i luoghi attraversati, forse per questa volta è meglio raccontare le vicende di persona.

7. “Tropaeum Alpium”, il Trofeo delle Alpi eretto nel 7 a.C. per celebrare la vittoria dell’imperatore Augusto su 44 tribù alpine.

8. Pane tonno acciuga uova sedano pomodoro lattuga olive rapanelli. Direttamente dalla boulangerie di La Tourbie. Già mozzicato perché la fame era tanta.

Circa mille chilometri pedalati in diciotto giorni attraverso tre regioni e undici dipartimenti francesi, decine di ponti valicati e centinaia di litri d’acqua bevuti, una foratura, due notti in hotel e sedici in tenda.

E – ora che siamo arrivati – pensiamo già al prossimo viaggio.
Foto Marco Biella

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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