Pilates in gravidanza: fa bene a mamma e bambino?

Fare Pilates in gravidanza può portare benefici, ma deve essere eseguito correttamente. Ecco i consigli della personal trainer Elena Bonazza

Fare Pilates in gravidanza: fa bene a mamma e bambino? La domanda è interessante e la risposta, o meglio le risposte, non sono così scontate. Il pancione che pesa, la schiena che fa male, il bimbo che cresce. La gravidanza è un momento meraviglioso per la donna, ma altrettanto stancante e impegnativo.

Pilates in gravidanza: fa bene a mamma e bambino?

Il Pilates è una tecnica di allenamento che può aiutare la futura mamma a ritrovare il benessere e a migliorare fisico e umore, attraverso il raggiungimento di una corretta postura. Scopriamo di più con la Personal Trainer Elena Bonazza.

Qual è l’obiettivo del Pilates e perché una futura mamma dovrebbe praticarlo?

La tecnica Pilates nasce per migliorare la postura attraverso l’insegnamento di un uso corretto dei muscoli del proprio corpo. Anche nel caso di una gravidanza, evento meraviglioso e naturale da vivere con la massima serenità, tale obiettivo rimane prioritario nel programma di allenamento che prenderà in considerazione le tre fasi principali della gestazione (primo, secondo e terzo trimestre di gravidanza), proponendo, più che programmi differenziati, delle varianti diverse e specifiche rispetto al repertorio base. Le modifiche proposte seguiranno i mutamenti fisici e fisiologici della donna, rispettandone i continui cambiamenti.

Pilates in gravidanza

Il Pilates aiuta la pancia durante la gravidanza?

La forza dell’addome è fondamentale per mantenere una corretta posizione del bacino e per sostenere il peso del bambino nell’utero materno. È inoltre indispensabile per dare supporto alla colonna vertebrale garantendo una corretta postura. Una parete addominale ben rafforzata sarà meno soggetta alla separazione della linea alba ed aumenterà la percezione del pavimento pelvico assistendo così la spinta durante il parto.

Pilates in gravidanza: quanti allenamenti a settimana?

Sono consigliabili 2 sedute di allenamento al fine di un mantenimento dei risultati e un miglioramento della consapevolezza corporea. Le sedute, normalmente, hanno una durata che varia dai 45 ai 55 minuti.

Quando è consigliabile iniziare a praticare il Pilates in gravidanza?

Non esistono controindicazioni alla pratica del Pilates fin dal primo trimestre di gravidanza, salvo diversi suggerimenti del medico curante. Il primo trimestre però risulta essere il periodo più delicato, il sistema immunitario non riconosce il feto e il rischio di interruzione della gravidanza è più elevato. Al termine del primo trimestre la formazione della placenta sarà completa e potrà fungere da barriera protettiva e sostegno. Nei primi mesi poi la futura mamma potrebbe avere sintomi quali nausea, stanchezza o ipertensione: è importante che svolga l’attività con la massima fiducia e a suo agio.

Sull’attività fisica e il pilates in gravidanza puoi leggere anche questi articoli:

Pilates in gravidanza: quali sono gli accorgimenti da prendere?

Entrando nel terzo trimestre numerosi saranno gli accorgimenti da adottare durante le sedute di allenamento. Il notevole cambiamento fisico porterà a una modificazione del baricentro del corpo e quindi dell’equilibrio. Alcuni esercizi in stazione eretta dovranno essere variati o addirittura eliminati. Altri in posizione supina non potranno più essere eseguiti, perché il peso del feto potrebbe andare a comprimere la vena cava inferiore e compromettere così la circolazione sanguigna. Come già accennato in precedenza, numerose sono però le varianti che potranno essere proposte da seduti, sul decubito laterale, in quadrupedia o in stazione eretta in appoggio ad una parete.

Mal di schiena in gravidanza: il Pilates aiuta?

La crescita del bambino e il relativo aumento di peso porterà il bacino a porsi in una posizione di anteroversione con conseguente accentuazione della curva lombare, sottoposta ad una maggiore pressione sui dischi intervertebrali e su tutte le strutture connesse. Tutto questo porta ad un affaticamento e anche ad un’eventuale contrattura della muscolatura paravertebrale. Ridando forza al “core” (il centro di forza addominale profondo), si ricerca la postura corretta, ristabilendo le curve fisiologiche e lavorando sull’allungamento e la decompressione. L’utilizzo di tecniche di respirazione aiutano a rilassare la muscolatura e ad attivare quei distretti muscolari che danno sostegno all’intera colonna.

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Foto di Jessica Monte da Pexels

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