Il Coronavirus non si trasmette in mare facendo il bagno

il coronavirus non si trasmette in mare

No, il Coronavirus non si trasmette in mare facendo il bagno e nemmeno attraverso la sabbia. Non è un caso, infatti, che tra gli sport consentiti dal 4 maggio dovrebbero esserci (ovviamente in forma individuale) il nuoto in acque libere e il windsurf. Passando in rassegna i pareri degli esperti sul tema, si capisce immediatamente che in acqua le “goccioline” infette si disperdono in modo talmente rapido da non sottoporre chi fa il bagno a rischi. Questo vuol dire che la stagione estiva è salva? Da una parte sono dei segnali confortanti, ma dall’altra dipenderà tutto da come proseguirà la curva dei contagi e da come si organizzeranno gli stabilimenti balneari (per le spiagge private) e i comuni (per le spiagge libere): allo studio ci sono diverse soluzioni creative, e talvolta discutibili, per garantire la distanza tra i bagnanti (spiagge a numero chiuso, box in plexiglass tra gli ombrelloni, lettini galleggianti in acqua), ma al momento c’è davvero poco di concreto.
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Il Coronavirus non si trasmette in mare, ma questo basterà per salvare l’estate?

Al momento non ci sono studi che evidenzino la persistenza del nuovo Coronavirus nelle acque marine, tanto meno con cariche virali pericolose. L’uomo può portare il virus in mare, ma le particelle infette si disperdono rapidamente senza sottoporci a rischi di contagio mentre facciamo il bagno. L’importante, ovviamente, è stare distanziati gli uni dagli altri. La conferma è arrivata da Gianni Rezza, direttore del reparto malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, nel corso di una intervista a Quotidiano.net:

“L’acqua di mare non è assolutamente un problema. La diluizione garantita dal mare risolve il problema.”

Fabrizio Pregliasco (virologo dell’Università degli Studi di Milano), nel confermare che il virus non si trasmette in mare, ha posto l’attenzione su un aspetto che forse stiamo sottovalutando: come dovranno comportarsi i bagnini chiamati a soccorrere un bagnante in difficoltà (magari anche con la respirazione bocca a bocca)? Queste le sue parole al Messaggero:

“Nell’acqua c’è una diluizione pazzesca, la quota di goccioline va quindi a disperdersi. Ma in acqua non possiamo tuffarci con la mascherina, è evidente. Dunque servono protocolli simili a quelli che stiamo attuando su tutte le ambulanze anche per chi opera per soccorrere i bagnanti.”

Anche il professor Roberto Cauda, docente di Malattie infettive all’Università Cattolica e direttore dell’Unità di malattie infettive del Policlinico Gemelli, ha spiegato a Linkiesta che la trasmissione del virus da una persona all’altra attraverso le onde del mare è “praticamente impossibile”. Questo anche perché la salinità e la presenza dei raggi ultravioletti indebolisce il nuovo Coronavirus:

“Non ci sono studi che dimostrino la persistenza del virus nelle acque. Alcune indagini condotte sulle acque nere della Senna hanno individuato la sua presenza, ma il contesto è diverso e quella è una situazione limite. È più che ragionevole immaginare che il virus si disperda, perdendo la propria carica vitale. […] Sono le goccioline emesse mentre si parla, o si starnutisce, a costituire il veicolo del contagio tra un individuo e l’altro”.

Sul discorso del sale è d’accordo anche Massimo Ciccozzi, responsabile della unità di Statistica medica ed epidemiologia molecolare del Campus Bio-Medico di Roma, sentito dall’Adnkronos Salute:

“Non ci sono evidenze né pro né contro sulla presenza di Sars-Cov-2 in mare, ma la quantità di sale molto elevata lo ostacola.”

Per quanto riguarda la sabbia, invece, ci sono meno dati e informazioni a disposizione, ma nessun esperto ha ipotizzato la presenza di rischi. Ad escluderlo è stato anche Gianni Rezza dell’ISS a Quotidiano.net:

“Non è che sedendosi sulla spiaggia o facendo il bagno si rischi di essere infettati. Pensare che se si mette una mano sulla sabbia e poi la si porti al viso si possa essere contaminati mi sembra fantascientifico.”

Il comportamento in spiaggia

Dunque tutti gli esperti sono d’accordo sul fatto che, se si mantiene la distanza, in mare e sulla sabbia non ci sono rischi di contagio. Ma su questo tema mancano ancora degli studi ad hoc, dunque non è escluso (ma è davvero improbabile) che possano arrivare delle smentite. In ogni caso il problema rimane il comportamento delle persone prima e dopo la nuotata in mare: nella zona degli ombrelloni, negli spogliatoi, al bar, negli spazi condivisi dove è facile incrociare altri bagnanti. La vita da spiaggia è caratterizzata da numerose occasioni potenzialmente rischiose, e bisognerà ragionare attentamente su ognuna di queste. Mettere il numero chiuso per gli ingressi in spiaggia e distanziare gli ombrelloni potrebbe rivelarsi un’ottima idea: diversi stabilimenti balneari ci stanno pensando. Ma sarà sufficiente?
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Anche il bagno andrà fatto stando attenti a mantenere la distanza interpersonale, e qui la domanda sorge spontanea: basterà la prudenza dei cittadini o servirà mettere dei controlli appositi sui bagnasciuga? E nel secondo caso, come si può concretizzare un’ipotesi del genere? È una situazione nuova per tutti, ma maggio è alle porte e bisogna capire al più presto quali potrebbero essere le soluzioni per salvare la stagione estiva senza sottoporci a rischi. Tuttavia la chiave, come ha ribadito Ciccozzi all’Adnkronos Salute, rimarrà evitare il contatto ravvicinato con le persone:

“Al mare senza le mascherine, ma rispettando un distanziamento di almeno 2 metri e mezzo, in spiaggia e anche in acqua.”

Sul discorso della distanza sociale (in spiaggia e non) si è espresso chiaramente anche Gianni Rezza dell’Istituto Superiore di Sanità su Quotidiano.net:

“Il problema è garantire il distanziamento sociale. Ergo, le immagini di spiagge affollate, per questa estate andrebbero evitate. Per evitare una seconda ondata, pur riaprendo quando sarà il momento le attività industriali e commerciali, perché un Paese non può andare al disastro economico, bisognerà evitare di far correre il virus. Penso che se il quadro continuerà a migliorare come ci attendiamo, si possa trovare un modo ragionevole, sul quando, vediamo, per garantire la stagione turistica e le necessità di contrasto al Covid 19: bisognerà essere un po’ più distanziati del solito, un po’ più attenti.”

(Foto di copertina: Ana_J / Pixabay)

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