Influenza e sport: difese immunitarie, allenamenti con la febbre e vaccino

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Influenza e sport: un tema che, con l’arrivo del freddo, torna sempre attuale e che vale la pena approfondire. Chi fa attività fisica è più o meno esposto al contagio rispetto ai sedentari? Conviene fare sport quando si ha la febbre o anche un semplice raffreddore? E come ci si deve comportare dinnanzi alla possibilità di vaccinarsi? Sono tutte domande che ogni sportivo, quando l’influenza comincia a diffondersi, dovrebbe porsi per affrontare al meglio la cosiddetta “brutta stagione” e ridurre al minimo le probabilità di saltare gare, allenamenti o partite importanti.
L’influenza 2019/2020, che viene dai Paesi dell’emisfero meridionale, è meno virale ma più aggressiva (anche per le persone sane) rispetto alle forme degli inverni precedenti. E non è tutto, perché quest’anno ha bussato alla porta molto più in anticipo ed è già arrivata in quasi tutte le regioni d’Italia, anche se il picco avverrà probabilmente tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio. La colpa è anche degli sbalzi termici dell’ultimo periodo, responsabili della diffusione di circa 260 virus respiratori. Finora le forme parainfluenzali di inizio autunno hanno costretto a letto circa 150mila italiani, e nelle prossime settimane incomberanno i virus veri e propri da cui è consigliato vaccinarsi (il periodo ideale per farlo è fine ottobre/novembre)

Influenza e sport: il contagio e le difese immunitarie

Le persone che fanno sport sono generalmente più sane rispetto a quelle che praticano una vita sedentaria. Nonostante ciò, gli atleti sono una delle categorie maggiormente esposte al rischio di contrarre un’influenza che potrebbe scombinare i programmi di allenamento o compromettere gare, corse e partite. I luoghi a rischio contagio sono quelli al chiuso e poco arieggiati, come le palestre, gli spogliatoi o le piscine. Gli sport all’aperto come il calcio, il ciclismo o la corsa rendono le mucose del naso e della faringe molto più sensibili, incrementando le possibilità imbattersi in un raffreddore, nel mal di gola e nella tosse secca: questi problemi possono indebolire l’organismo, ma in generale non è assolutamente vero che fare attività fisica outdoor aumenta il rischio di ammalarsi. L’importante è coprirsi bene con indumenti come i pantaloni termici, le maglie termiche e lo scaldacollo da sport. Nell’immaginario collettivo, inoltre, chi pratica sport è protetto da difese immunitarie più alte, ma è davvero così? Sì per quanto riguarda l’esercizio fisico moderato, il quale è scientificamente in grado di mantenere in salute l’organismo senza stressarlo (perciò il rischio di ammalarsi diminuisce). Non sempre, invece, per le attività di endurance (ciclismo, maratone): “I maratoneti e i corridori che percorrono più di 45-50 chilometri alla settimana consumano molta energia e bruciano tantissimi zuccheri. Questo può indebolire la capacità dell’organismo di uccidere virus, batteri e agenti patogeni”, ha confermato la dottoressa Cindy Starke (Northeast Georgia Medical Center).
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Allenarsi con il raffreddore o con la febbre

Il terrore dello sportivo di qualsiasi livello è ammalarsi proprio il giorno di quell’allenamento, di quella partita o di quella maratona. Si può chiudere un occhio se si ha un po’ di mal di gola (senza placche), il raffreddore o la tosse secca. Quando la respirazione durante l’attività fisica non è ottimale, però, si rischia una insufficiente ossigenazione dei tessuti che può mettere a repentaglio il lavoro dei muscoli durante gli sforzi. In sostanza, specie se praticate attività aerobiche, quando il raffreddore è troppo forte bisogna evitare di allenarsi. Se poi comincia ad alzarsi la febbre, allora la soluzione migliore è restare al caldo, bere tanta acqua e riprendere a uscire dopo almeno uno o due giorni completi di sfebbramento. Gli esperti sottolineano che fare sport con l’influenza (anche assumendo del paracetamolo per abbassare la febbre) può comportare uno stress cardiometabolico capace di affaticare l’organismo. Non bisogna mai tirare troppo la corda, altrimenti si allunga il periodo di malessere e si esce dall’influenza con il sistema immunitario ancora più indebolito ed esposto a ricadute.
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Influenza e sport: il vaccino

La Società italiana di terapia antinfettiva (Sita), che ha reso noto il primo caso grave di quest’anno (a Udine un 50enne senza altre patologie è stato colpito da una grave forma influenzale ed è finito in rianimazione), ha ricordato che il vaccino contro l’influenza è molto importante per limitare la diffusione della malattia e per ridurre al minimo le possibilità di ammalarsi. Il periodo ideale per prenotarlo è proprio questo (fine ottobre, inizio novembre) perché precede il picco: vaccinarsi ora permette al nostro organismo di prepararsi in modo ottimale al picco. Del vaccino negli sportivi abbiamo già parlato: gli esperti lo consigliano anche a chi fa sport, specialmente agli atleti di endurance nei quali le difese immunitarie rischiano di abbassarsi. Ogni sportivo che si vaccina deve tener conto che gli agenti patogeni iniettati nell’organismo potrebbero, solo nei giorni successivi, portare a reazioni locali (infiammazioni, arrossamento, difficoltà a muovere l’arto dove è stata eseguita la puntura) o alla comparsa dei sintomi attenuati della stessa influenza da cui ci si vuole proteggere, come malessere, qualche linea di febbre, stanchezza e linfonodi ingrossati. È consigliato, quindi, prenotare la vaccinazione in base ai propri impegni agonistici, in modo tale da non essere costretti a interrompere le prestazioni sportive.
In Italia il vaccino antinfluenzale è gratuito per i seguenti soggetti: donne che all’inizio della stagione epidemica sono nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza, persone dai 6 mesi ai 65 anni di età affette da malattie che aumentano il rischio di complicanze da influenza (malattie croniche all’apparato respiratorio o cardiocircolatorio, insufficienza renale, tumori e molto altro), soggetti ultra 65enni, persone a contatto con soggetti ad alto rischio (per esempio i familiari di un anziano), personale medico-sanitario (anche i veterinari), polizia e vigili del fuoco, allevatori e macellatori, donatori di sangue. Una novità importante in Lombardia, dove da lunedì 28 ottobre partiranno le vaccinazioni, riguarda la semplificazione dell’iter per l’approvvigionamento del vaccino: da quest’anno i medici potranno prenotare i sieri e ritirarli più volte presso la loro farmacia di fiducia, al posto di andare all’Ats e tenere i vaccini nel proprio studio.
(Foto di copertina: mojpe / Pixabay)

 

 

Per approfondire

 

 

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